In Gogol’? c’è già tutto!

Un frutto del turbine di stimoli che travolsero la Russia moderna

anime morteC’è una definizione possibile dell’opera di Nikolaj Gogol’, scrittore russo (nato nell’odierna Ucraina) e ricompreso nel canone dei “classici”: Gogol’ è un prontuario di prototipi di personaggi della letteratura russa e universale delle epoche successive. Mi spiego meglio. Leggendo le sue opere, dai racconti, al più noto romanzo Le anime morte, e se si conoscono per sommi capi le linee di sviluppo principali della letteratura successiva, del grande romanzo ottocentesco e novecentesco europeo, si incontrano, appena accennati o già riconoscibili, temi, atmosfere, personaggi che poi la stessa letteratura europea e mondiale farà propri.

Le linee di continuità tematiche-ideologiche sono un fatto consueto in tutta la storia delle cultura umana, e sono ben note in particolare in ambiti come la letteratura, l’arte, l’architettura, mondi “fenomenici” di un noumeno sottostante che rappresenta la vena nascosta e viva di ogni cultura umana. Niente, o quasi, nasce da nulla, e le grandi novità sono di solito rielaborazioni del passato che arrivano nel momento giusto e nel modo giusto. Si parla spesso di “cogliere lo spirito del tempo”, come ho ripetuto spesso in queste note di lettura.

Tuttavia, un conto è collocarsi nel fluire ininterrotto delle produzione (letteraria o artistica che sia), vivere dall’interno quella continua rielaborazione, assimilazione, progressiva mutazione che è il farsi della letteratura; un altro conto è – come Gogol’ – farsi, inconsapevolmente, fonte archetipica di stilemi, atmosfere, figure letterarie.

Gogol’ precorre il Dostoevskij di Umiliati e offesi e di Memorie dal sottosuolo. Ma qui rientriamo ancora nelle considerazioni “scolastiche”. C’è di più, infatti: in Gogol’ è in nuce l’Oblomov di Gončarov (il Tetnikov de Le anime morte), nell’indolenza rassegnata che rientra, con sfumature differenti, nelle pose di un qualsiasi dandy decadente; si ritrova il mondo assurdo di kakfiana memoria (l’assurdo del Il processo e de Il Castello di Kafka è già in controluce nella burocrazia impersonale e assurda della Pietroburgo gogoliana e della vasta provincia russa); e ancora ritroviamo la borghesia ipocrita di Balzac, la sua commedia umana che cela sotterfugi, invidie, rancori; e potrei continuare a lungo.

Cosa porta un autore come Gogol’, universalmente noto, ma in fondo non così acclamato come i connazionali Dostoevskij e Tolstoj, a svolgere un ruolo così importante nella storia della letteratura?

La risposta, probabilmente, è di tipo contestuale, nel senso che parte dal personaggio storico Gogol’ e si allarga alla Russia di quegli anni.

Immaginatevi una nazione che, in corsa verso la modernizzazione e l’occidentalizzazione iniziata un secolo prima con Pietro I, si ritrova, improvvisamente al centro di un turbine di stimoli e che, nel torno di tempo che vanno dalla metà del Settecento agli anni Venti del Novecento, vive la sua classicità, il suo Rinascimento, e il suo secolo d’oro, la sua rivoluzione, tutti di seguito.

La Russia tra Settecento e primo Novecento è stato un enorme esperimento a cielo aperto, e ha portato alle estreme conseguenze un fenomeno ricorrente nella storia socio-culturale umana; parlo del meccanismo antropologico grazie al quale si formano, riformano o si rinnovano, le culture umane, attraverso fenomeni di contatto, influenza, assimilazione e rielaborazione. La cultura Russia dilata se stessa partendo da un patrimonio autoctono (slavo-ecclesiastico, bizantino e folklorico, siberiano-sciamanico…), ibridandolo con elementi che le giungono dall’altra parte d’Europa.

Gogol’ è prodotto “involontario” di questo turbine di stimoli subito dalla Russia rurale petrina. Una Russia che si ritrova piena di entusiasmo, ma anche piena di timori reazionari e di sensi di inferiorità, a vivere una storia per così dire accelerata. Certo, questo non significa sottovalutare il ruolo, innegabile e necessario, della rielaborazione soggettiva e geniale dell’autore come individuo specifico. L’autore agisce sì nel corso della storia, ma opera scelte e imprime una direzione alla propria vita vissuta e alla propria vita sublimata in narrazione letteraria.

Il Gogol’ umano e reale è di gran lunga meno interessante rispetto al Gogol’ scrittore (è sempre così in fondo); ritenuto precursore del realismo, l’autore russo-ucraino in realtà nel ritrarre le meschinità della società che lo circondava, non aveva nessuna intenzione di denuncia sociale o riformista, ed anzi pareva del tutto orientato ad una visione conservatrice della realtà. A noi, del resto, interessa poco: cercare condivisione ideologica con gli autori è la via maestra per ucciderne il valore artistico.

Se queste affermazioni vi paiono eccessive, se il ruolo assegnato a Gogol’ di prontuario archetipico della letteratura moderna, o anche di individuo esemplare nell’illustrare il rapporto tra storia e individualità, vi paiono tutto sommato idee bislacche, vi basti ritornare alla lettura dell’opera gogoliana, direttamente. Forse non vi convincerete della bontà delle argomentazioni sopra esposte, ma, come detto sopra, il godimento estetico “auto-riflessivo” che provoca sul lettore e di cui è capace la letteratura, non sempre ha bisogno di altro oltre a se stesso.

2 pensieri su “In Gogol’? c’è già tutto!

  1. Del tuo post mi ha colpito in particolare il passo in cui scrivi che nelle opere di Gogol’ “si incontrano, appena accennati o già riconoscibili, temi, atmosfere, personaggi che poi la stessa letteratura europea e mondiale farà propri.” Potresti essere più specifico?

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    1. Personaggi e atmosfere dei racconti di Gogol’ hanno ispirato vari autori europei dei decenni successivi e fino al Novecento, non solo all’interno della letteratura russa, ma europea in genere. Per rimanere in ambito russo, però, è facile vedere in controluce certe atmosfere di Dostoevskij nei “Racconti di Pietroburgo”. Non si tratta, ovviamente, di calchi, quanti di fonti di ispirazione.

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