“L’intelligenza delle scimmie antropoidi” di Wolfgang Köhler
Questo testo è un classico della psicologia e dell’etologia, la scienza che studia il comportamento animale nel contesto naturale. Il suo autore, lo psicologo tedesco Wolfgang Köhler (1887-1967), fu un noto esponente di quella che si chiama Psicologia della Gestalt, una teoria psicologica incentrata su esperienza e percezione degli stimoli.
L’opera L’intelligenza delle scimmie antropoidi (oggi si direbbe “antropomorfe”, ed. Giunti) è un punto di riferimento del settore. Pubblicata nei primi decenni del XX secolo, viene costantemente riedita in italiano (l’ultima edizione che mi è nota è del 2009, quella in mio possesso è del 1960 e, come tutti i libri di una certa età, emana un piacevole profumo di tempo e di carta).
Il libro di Köhler può dare molto anche al lettore non specialista, e si caratterizza anzi per essere una lettura a suo modo divertente. Si tratta di osservazioni dirette di un gruppo di scimpanzé, in una stazione di ricerca a Tenerife tra il 1913 e il 1920. Nelle quasi trecento pagine che formano il libro, si seguono le vicende degli animali, i loro successi ed insuccessi, e nel corso della lettura quasi ci si affeziona agli scimpanzé che ci vengono presentati con il nome datogli dai ricercatori (Sultano, Chica, Rana, ecc). Dinamiche comportamentali e osservazioni dell’autore ci danno modo di percepire paradossalmente quel senso di umano, o almeno che noi possiamo percepire come tale, sottostante alla natura di questi fantastici animali.
Köhler presenta i suoi risultati come di tipo psicologico, ma vanno considerate più generalmente etologiche. È vero, però, che la maggior parte delle osservazioni sono dedicate ad aspetti cognitivi risultati dagli esperimenti descritti nei dettagli.
Ne deriva (e ce lo potevamo aspettare) che il comportamento degli scimpanzé risulta indiscutibilmente intelligente su un piano generale, però con alcuni tratti che possono fare risultare lo scimpanzé “stupido”. Questo perché lo scimpanzé vive un tempo interiore molto compresso sul presente; anche se dimostra di avere memoria del passato, pare metta in connessione tempo, oggetti e fenomeni in modo diverso da quando succede nella “logica” umana. Inoltre, una distrazione dai compiti assegnati non di rado è sufficiente per annullare i progressi compiuti nella soluzione di un problema, costringendo lo scimpanzé a ricominciare da capo, apparentemente senza memoria di quanto compiuto poco prima. I compiti sono spesso quelli di recuperi, anche molto complessi, di cibo che lo scimpanzé deve effettuare avvalendosi anche di strumenti e di fasi molto articolate in sequenze ben precise.
Queste osservazioni sembrano suggerire che l’assenza di un linguaggio formale non consenta all’animale rappresentazioni complesse della realtà. Insomma, i nostri cugini sono piuttosto intelligenti, ma non riescono a gestire una certa complessità di pensiero perché “gli manca la parola”, come si suol dire. Molti studiosi di ambiti diversi, infatti, mettono spesso in correlazione la possibilità del pensiero complesso con la sua elaborazione attraverso il linguaggio.
Non meno importanti sono gli aspetti sociali ed emotivi osservati nel comportamento dei nostri cugini. Gli scimpanzé hanno un forte senso del gruppo, un bisogno primario di cui si avverte la necessità qualora si isoli uno degli individui dagli altri.
L’empatia degli scimpanzé è rivolta tanto ai propri simili, quanto verso l’uomo nei contesti dove l’animale si relazione costantemente con gli essere umani, come avviene nella stazione di ricerca. Non sono assenti persino atteggiamenti di comodo, dimostrazioni di attenzioni e “tenerezze” dello scimpanzé mirate ad ottenere qualcosa in cambio. Altre cose che ci accomunano, uomini e scimmie, è la presenza di meccanismi simili di gioco ed esplorazione del mondo, presente in gran parte del mondo animale, ma mai in modo così simile come tra la nostra specie e gli scimpanzé, e la comparsa di paure irrazionali (ad esempio scatenate da stimoli di ricordo in assenza di pericoli reali).
Una lettura certamente settoriale e specialistica, quindi, ma anche coinvolgente per chi non si interessa di queste tematiche in modo diretto. Utile per capire la psicologia e il mondo interiore di questi animali, ma anche, come spesso accede quando ci specchiamo nella diversità, utile per capire noi stessi.