Di cosa parlo?

Di “Letterature e culture del mondo.” Ogni settimana (o quasi) propongo una riflessione su un libro, un’autrice, un autore, o un insieme di temi ispirati alla lettura di un’opera letteraria. Sia essa un classico o il caso letterario (e forse effimero) del momento.

Nella nostra contemporaneità la comprensione dei fenomeni culturali passa attraverso una visione globale. Base di partenza sono certamente le singole letterature nazionali, con le loro irrinunciabili peculiarità soprattutto linguistiche, ma ormai si è affermato sempre più un sistema di “Letteratura mondiale”, un bellissimo concetto che coniuga “il particolare” con “l’universale”.

In particolare mi interessa l‘ottica comparativa tra letterature / culture occidentali e letterature / culture dell’Asia Orientale (Giappone, Cina, Corea) e del Sud-est Asiatico. Con qualche occasionale digressione su temi come la linguistica, la sociologia, le arti, gli studi sociali in genere.

Asian girls. Romanzo

Un viaggio surreale fra Giappone, Cina e Corea

Asian girls copertina DEFLa crisi di mezza età rientra nei cliché dell’esistenza (e della narrativa). Ed è proprio questo ad indispettire il frivolo e disilluso Bimko, professore di liceo alle prese con una vita di ordinaria mediocrità: un amore ormai consumato, la perdita di fiducia in ogni suo antico ideale, l’insoddisfazione per una quotidianità grigia e banale. Cultore di letteratura cinese e giapponese, è affetto da un’insana ossessione erotico-estetica per le donne dell’Asia orientale, un tipo di bellezza alla quale assegna addirittura significati allegorici e spirituali. Decide così di lasciarsi tutto alle spalle, di scivolare in un vitalismo entusiasta e di partire per l’Asia Orientale. Il romanzo è la storia di questo grottesco viaggio, tra Cina, Corea e Giappone, lungo il quale Bimko è vittima di avventure esilaranti e inverosimili nel tentativo improbabile di radunare ragazze disposte a vivere con lui in un convivio di amore collettivo e crearsi così un harem in piena regola. Continua a leggere “Asian girls. Romanzo”

World literature

Occorrerebbe un manuale e dovrebbe essere materia scolastica di base

dante in tedescoRispetto ad altre civiltà del mondo, quella occidentale ha avuto il singolare destino di presentare un più altro grado di uniformità e allo stesso tempo un alto grado di frammentazione: tante lingue, ma una civiltà comune. L’Occidente, infatti, non parla certamente solo inglese, ma si esprime in tutti gli idiomi del vecchio continente. Sappiamo che la lingua è uno dei principali elementi che circoscrive una cultura e una nazione, e la lingua è uno degli strumenti per la costruzione di un’altra dimensione importante di una cultura, quella letteraria. Qui, d’altra parte, si innesta uno dei problemi della frammentazione linguistica a cui si accennava sopra: se autori delle cosiddette maggiori letterature europee, un Cervantes, uno Shakespeare, un Goethe, un Proust, un Dante o un Dostoevskij sono universalmente noti, non altrettanto possiamo dire di letterature indicate (a torto) come minori. Continua a leggere “World literature”

Che carino!

Sociologia del “kawaii”: dal Giappone al mondo

kawaiiIl significato della parola e i caratteri del “kawaii”. La “Japan mania” degli ultimi anni, veicolata soprattutto da prodotti della cultura pop come anime e manga, ha reso familiare certi termini come quello di cui parliamo qui: il “kawaii”. Dedicherò qualche riga a definizioni un poco scolastiche ma necessarie a capire di cosa parliamo, per poi passare ad un approccio più libero nell’indagine di questo fenomeno. Questo approccio vorrebbe essere ispirato alla contaminazione tra discipline e, soprattutto, caratterizzato da una libertà di seguire tutti gli spunti di interpretazione senza timore di dire qualcosa di poco accademico. La parola “kawaii” è traducibile con l’italiano “carino”, ma nella parola giapponese originale è presente una sfumatura che in qualche modo si perde nella sua resa in una lingua diversa. Una parola, infatti, è anche ancorata al contesto sociale che in cui è nata, e la perdita di questi legami, che ha risvolti anche semantici, porta un certo grado di svuotamento. Cercheremo di individuare più avanti le caratteristiche del “kawaii”, qui ci accontentiamo di definire in generale la parola. L’aggettivo “Kawaii” descrive, quindi, ciò che è “carino”, “adorabile”. Ma ha una sfumatura femminile. Infatti, una ragazza e “kawaii”, ma un ragazzo non lo è, si usa un altro aggettivo (a meno che non si voglia dare una connotazione particolare al nostro commento). Anche l’uso del termine è più frequentemente impiegato da soggetti femminili. Continua a leggere “Che carino!”

Lo psichedelico Krzysztof Gonciarz

L’evoluzione (interiore) di un noto youtuber polacco (e perché vale la pena di essere conosciuta)

krzysztof-gonciarz-jestem-na-etapie-wyboru-terapeuty-nie-jest-latwo-sie-na-to-zdecydowacL’argomento di questo articolo esula dalle tematiche che di solito tratto su questo sito e gli spazi social ad esso collegato. Devo dire, però, che ho una particolare curiosità per un tema che in qualche modo ritengo collegato alla letteratura e al linguaggio. Ma che cosa, in fin dei conti, non è collegato a ciò che è linguaggio e al tentativo attraverso il linguaggio di raccontare la vita? Tutto ciò che è umano. Il tema è il seguente: se sia possibile capire i sogni, le aspettative i disagi, gli stati d’animo degli individui nella società contemporanea studiando da vicino coloro che di questa fauna umana sono i principali rappresentanti: influencer, blogger, tiktoker, youtuber. Va da se che ogni fenomeno psicologico e sociale umano contiene questo oggetto di studio (gli stati d’animo e simili). Ma negli ultimi vent’anni ormai il principale spazio in cui l’umano si manifesta è il social web, e se si vuole capire qualcosa di questo mondo, e anche lì che bisogna guardare. Continua a leggere “Lo psichedelico Krzysztof Gonciarz”

Una ribelle nella Tokyo degli anni Trenta

Nota di lettura su Lampi di Hayashi Fumiko

Hayashi Fumiko - LampiDa qualche tempo vado raccogliendo appunti sulla “letteratura femminile giapponese”, e prima o poi spero di trarre da questo materiale un testo di maggiore respiro, come un articolo o un’opera breve di carattere divulgagivo. È questa, quella di “letteratura femminile giapponese”, già un’etichetta antipatica. Non tanto per la necessità di essere politicamente corretti (l’atteggiamento del politicamente corretto spesso si incaponisce su questioni di forma di secondaria importanza e si occupa raramente di sostanza, di fatto ostacolando le battaglie che afferma di sostenere), quanto per il pericolo di creare un doppio binario tra letteratura maschile e femminile. Intendiamoci, che lo sguardo portato nella letteratura da autori di genere diverso porti con sé inevitabili sfumature differenti, è un’ovvietà. Ma non lo è in termini di qualità. Certo lo è in termini di diversità di sguardo sul mondo, e io lo considero un valore aggiunto. Anche se si sceglie di sottovalutare la diversità intrinsecamente biologica, o se ne ridimensiona la portata, il differente vissuto sociale delle donne in quanto donne, lascia traccia nell’esperienza viva e influisce in modo sostanziale sull’idea che le donne si fanno di se stesse. La donna vive una società che, nonostante un secolo di lotte politiche e civili, tenta sempre di ridurla ad un ruolo subordinato, anche nelle tanto autoincensate democrazie liberali. E alcune donne si sono fatte scrittrici anche per questo. Continua a leggere “Una ribelle nella Tokyo degli anni Trenta”

La Cina del Caos primordiale

Il Sorgo rosso di Mo Yan

Mo Yan il Sorgo rossoSe lo guardiamo solamente da un punto di vista di “genere”, Sorgo rosso di Mo Yan è senz’altro un romanzo storico. Attraverso la storia di una famiglia e delle vicende di un villaggio nel nord della Cina, si racconta la storia della guerra sino-giapponese e le vicende che videro contrapporsi in una guerra civile i collaborazionisti, i nazionalisti e i comunisti, con cambi di fronte e alleanze a complicare le cose. Ma ci si libera in fretta da questa etichetta. Per Sorgo rosso si devono scomodare etichette un po’ abusate come saga, epopea. Le vicende, infatti, attraversano le generazioni, un tempo lungo enfatizzato anche dalla voce narrante che parlando della sua famiglia ci racconta la storia di suo nonno, sua nonna, suo padre, appellandoli sempre con questi nomi anche mentre narra le vicende dei suoi famigliari da giovanissimi. Queste prospettive riduttive, però, sono adatte ad una quarta di copertina, utili a inquadrare un’opera, ma niente di più. Sono invece del tutto insufficienti per descrivere l’intensità di un libro che da solo spiegherebbe il premio Nobel per la letteratura di cui l’autore fu insignito nel 2012. Continua a leggere “La Cina del Caos primordiale”

Piacere “globale”

Note sul libro L’erotismo di Francesco Alberoni (Garzanti 1986)

alberoni erotismoQuando si scrive “fiction” immedesimarsi nel punto di vista di un personaggio è fondamentale. Tanto più se quel personaggio è molto diverso da noi. Con questo ammonimento nella mente, stavo cercando materiale sul tema dell’erotismo visto da un punto di vista femminile, per evitare di mascolinizzare personaggi che di femminile potrebbero avere solo il nome e le sembianze, ma non l’interiorità. Mi sono così imbattuto in un vecchio libro del sociologo Francesco Alberoni, uno di quei libri che non ho acquistato, ma che ho ereditato per vie traverse. Il libro si intitola appunto L’erotismo, ed è stato pubblicato da Garzanti nel 1986. La mia versione “ereditata” è una riedizione di Euroclub di un paio d’anni dopo, con una copertina e una grafica tipiche di quell’epoca. Continua a leggere “Piacere “globale””

Telefonate tra Occidente e Oriente

Pomy, cervello, libellula, di Marco Sampietro e Yukiko Nakamura

Pomy, cervello, libellulaIl titolo singolare è la prima cosa che salta all’occhio. La cornice narrativa dentro la quale si sviluppa questo breve ed agile libro, è una serie di chiacchierate “telefoniche” tra i due autori, Yukiko Nakamura e Marco Sampietro, tra Roma e Tokyo. Ma è proprio durante quelle chiacchiere intercontinentali che Yukiko e Marco si raccontano storie, in qualche modo basate sulle loro reali esperienze di vita, ma romanzate nel gusto tipico di chi ama fare letteratura. Il singolare titolo, infatti, non è altro che la somma dei tre titoli delle storie che gli autori e amici si raccontano: “Pomy, Cervello, Libellula”. I primi due racconti – intervallati e “interrotti” come il terzo anche dalle considerazioni dei due amici, fatto che conferisce una certa vivacità alla narrazione – si devono a Yukiko Nakamura. Continua a leggere “Telefonate tra Occidente e Oriente”

Sai come si dice ciambella?

Quando si parla in una lingua straniera il passaggio di codice non è immediato

ConversazioneSe vi interessa lo studio delle lingue straniere, e se avete raggiunto una prima capacità comunicativa di uso indipendente in una lingua diversa dalla vostra lingua madre, avrete certamente notato un fenomeno psicologico: il tempo necessario per “il mutamento di codice”. In inglese questo fenomeno linguistico è detto code-switching. Ma c’è una cosa che non è così semplice da spiegare. Il code-switching richiede tempi diversi a seconda delle circostanze. Proviamo a fare un esempio concreto per capire meglio il concetto. L’individuo x è in grado di parlare una lingua straniera (L2) con una buona capacità comunicativa. Il passaggio dalla lingua madre (L1) alla lingua straniera (L2) non è immediato e richiede tempi diversi che possono variare in base alla condizione fisica, mentale, all’argomento di discussione (se per esempio è un settore che utilizza termini di cui x non è esperto che vanno quindi spiegati), dell’uso da parte del suo interlocutore di una variante standard della L2 oppure di forme gergali, dialettali, e così via. Tutto questo implica, come dicevamo, che i tempi di passaggio siano fluidi. Continua a leggere “Sai come si dice ciambella?”

Dominatrici e latin lover

Ballata di ogni donna di Erica Jong: impressioni si lettura

Erica jongSentivo nominare questa Erica Jong da anni, da amici innamorati dei suoi libri. L’autrice americana, a detta dei suoi appassionati, si caratterizza per una forza espressiva non comune e per la capacità di rappresentare donne forti, risolute, prepotentemente padrone della propria sessualità, e allo stesso tempo consapevoli della loro debolezza “umana”. Questa è l’idea che mi ero fatto. Poi il caso mi ha fatto arrivare sullo scaffale una delle opere della Jong. Non la più famosa, ma un’opera comunque che pare avere avuto a suo tempo opinioni critiche positive. (Quel caso che ha fatto arrivare il libro nella mia biblioteca personale è l’aver “ereditato” da uno sconosciuto, per vie traverse, alcuni cartoni di libri all’interno dei quali c’era anche Ballata di ogni donna di Erica Jong). Così, senza aspettative mi sono messo a leggere: prima provando divertimento, poi perplessità, e infine  simpatia per l’autrice e le sue donne pantere, tanto per usare un appellativo sessista, intenzionalmente. Continua a leggere “Dominatrici e latin lover”

La vaghezza del significato

La precisione (o limitatezza) semantica è una caratteristica

delle lingue occidentali (indoeuropee)

kuruNon ho le pretese di “fare” linguistica in queste poche note. Questo breve testo andrà considerato più una riflessione intuitiva, basata su impressioni personali, sulle lingue e sulle loro differenze, che un testo di qualche valore scientifico. Se fossi uno studioso serio e metodico, direi che il tema di questa nota tocca la linguistica comparativa. Tuttavia, se non si ha la pazienza di riordinare le idee e studiare con metodo un oggetto di studio, uno spunto di riflessione può essere altrettanto utile. Da circa tre lustri, poco più, mi dedico allo studio delle lingue. Scopo principale è quello comunicativo, e una passione e curiosità per l’oggetto in sé. Tuttavia, complice un certo interesse anche per la linguistica, non ho potuto fare a meno di elaborare qualche teoria ingenua su alcuni aspetti del linguaggio in relazione alle diverse lingue. Continua a leggere “La vaghezza del significato”

L’Italia “russa”

L’Italia come spazio immaginario e simbolico nella poesia russa della prima metà dell’Ottocento

Ivan KozlovIntroduzione. Il processo di ricezione, assimilazione e sintesi che la società intellettuale russa compie nei confronti della cultura europea tra XVIII e XIX secolo, riguarda anche gli spazi “geografici” dell’immaginario poetico. L’antichità classica e l’Italia come terra di delizie e nuova Arcadia fanno parte di questi orizzonti poetici, e trovano un certo spazio nella produzione poetica russa.

In epoca romantica permane in Europa una certa importanza dell’Italia nell’ambito della formazione del gusto, anche se ormai la Penisola ha perso il ruolo attivo di rielaborazione culturale dei secoli passati, ed è divenuta pura fonte di ispirazione come erede privilegiata della classicità latina e meta formativa “turistica” per i giovani nobili (con il noto fenomeno del Grand Tour a partire dal secolo XVII).

Secondo la chiavi di lettura qui presentata, nell’assunzione dell’Italia come oggetto poetico, motivazioni di ordine climatico-geografico influiscono quanto e più dell’ammirazione russa per la Classicità, nell’elaborazione del mito poetico dell’Italia.

Nell’articolo vengono analizzate alcune poesia di autori della prima metà del XIX secolo che hanno per oggetto l’Italia: Pëtr Andreevič Vjazemskij (1792-1878), Dmitrij Vladimirovič Venevitinov (1805-1827), Ivan Ivanovič Kozlov (1779-1840), Elizaveta Kul’man (1809-1825). Continua a leggere “L’Italia “russa””

Non so se oggi mi uccido

Il paese dei suicidi di Yū Miri

Il paese dei suicidi“Sono le 2:36 del mattino. È il 20 giugno 2011 ed è l’anniversario della nostra morte”. Alle parole ‘anniversario della nostra morte’ Mone guardò Nana in volto. […] “Probabilmente non saremo scoperti per giorni… stanno per iniziare le vacanze estive e oggi è lunedì…”. I quattro individui che se ne stanno seduti al buio in un’auto si sono conosciuti su internet. Una donna di mezza età, un giovane uomo poco più che trentenne, un ventiseienne, e poi c’è lei, la giovane Mone, quindici anni appena. Dobbiamo figurarci la seguente scena: questi quattro individui si sono conosciuti di persona pochi minuti prima, ed ora sono in un’area isolata, in mezzo ai boschi, dentro l’auto. L’intenzione è suicidarsi insieme, per farsi coraggio. Ognuno ha una propria motivazione, ognuno ha maturato una stanchezza diversa per la vita e pensa di non aver via di uscita. Questo è uno dei punti culminanti del breve romanzo Il paese dei suicidi, della scrittrice giapponese (ma di origine coreana) Yū Miri. Continua a leggere “Non so se oggi mi uccido”

Bevi Vodka, parla con gli angeli

Nota su Mosca-Petuškì di Venedikt Eroféev

venedikt erofeevUna storia di estrema semplicità. Un uomo, un derelitto, una specie di barbone alcolizzato che compie un viaggio in treno da Mosca a Petuškì, cittadina industriale a poche decine di chilometri dalla capitale. Ma il suo stato di sbronza perenne rende quel viaggio un continuo confrontarsi con i mostri di un’interiorità tormentata (come da cliché letterario). Volutamente banalizzata in questa stringata descrizione, il breve romanzo di Venedikt Eroféev, è un’opera importante nel panorama letterario e culturale di quegli anni. Siamo nella Russia sovietica (1973), ma il respiro dell’opera – un respiro post-moderno, dove il pensiero si disarticola e si frammenta – è del tutto europeo. Prima di concederci qualche dettaglio in più sul libro, parliamo del titolo. Mosca-Petuškì è il titolo originale, ma esistono traduzioni che impiegano titoli riadattati, cercando di rendere quelle sfumature che al di fuori del contesto inevitabilmente si perdono. È il caso della traduzione di Pietro Zveteremich, per Feltrinelli: in quella traduzione ormai classica l’opera diventa “Mosca sulla Vodka”. Continua a leggere “Bevi Vodka, parla con gli angeli”

Smembrare cadaveri per noia

Natsuo Kirino, Le quattro casalinghe di Tokyo

Se per raggiunta sopportazione ti capita di strangolare, in una sera come tante, tuo marito, e se poi le colleghe di lavoro, una notte come tante, ti aiutano a liberarti di quel cadavere facendolo a pezzi, non è il caso di parlare necessariamente di indole criminale o, ancora peggio, di patologia mentale. Se quella vita, piccola, deludente, senza speranza, ti ha logorato per anni, allora, magari, la patologia è in quel caso la vita stessa, ed è inutile scomodare la psichiatria. Il romanzo di Kirino Natsuo, Le quattro casalinghe di Tokyo (titolo troppo didascalico scelto dall’editore italiano in luogo di un laconico Out) è un romanzo multi-strato e multi genere. Thriller, noir, romanzo esistenziale sulla condizione della donna (ma anche dell’uomo) nel mondo moderno, sulla solitudine, sui mostri che ci vivono dentro e che fingiamo di non vedere. Mostri che tuttavia stanno lì, pronti ad uscire e a smembrare cadaveri. Kirino Natsuo (manteniamo l’uso tradizionale giapponese di citare gli autori nell’ordine cognome-nome) disegna un mondo normale; anzi di una banalità sconcertante, e poi ci mostra come quei mostri vivano in esso perfettamente mimetizzati. Anzi mostra che, in fondo, siamo tutti mostri. Continua a leggere “Smembrare cadaveri per noia”

Il mondo in poltiglia

Ansie individualiste e libertarie in Dazai Osamu

Dazai OsamuIl mondo sotto i piedi è come se si sbriciolasse. La società che conoscevamo prima, i valori che ispiravano i nostri comportamenti, i nostri scopi e il percorso del nostro vivere, sono stati ribaltati, messi in crisi in un modo tale da renderli irriconoscibili. Ecco, è questo il quadro che descrive Dazai Osamu (1909-1948) in due delle sue opere principali, i due romanzi brevi Il Sole si spegne (斜陽, Shayō 1947) e Lo Squalificato (人間失格, Ningen shikkaku, 1948) . Siamo in uno dei paesi sconfitti del secondo conflitto mondiale, un Giappone che più di altri, con la detonazione delle prime bombe atomiche nella storia su soggetti civili, doveva pagare pegno per una pace che era anche un nuovo ordine politico. Ma tutto questo non interessa a Dazai Osamu. La sua è una presa diretta sull’interiorità dei personaggi e dell’animo umano. Dazai Osamu fa politica, forse, ma in modo indiretto e, per così dire, esistenziale. Mentre descrive relitti umani, imbruttiti dall’alcool e dalla droga, persi in relazioni sentimentali e sessuali meschine, sta disegnando in controluce il diritto alla libertà dell’individuo a vivere secondo la propria indole, pure senza logica e fuori dalle morali correnti. Ma procediamo con ordine. Continua a leggere “Il mondo in poltiglia”

La tirannia dei “normali”

La ragazza del convenience store di Murata Sayaka

Murata SayakaUna vita scandita dalle tappe. Tappe imposte dal sistema sociale dove nasciamo e cresciamo. La scuola, la professione, la vita di coppia, la famiglia, i figli. Tutto ciò che va fuori da questi schemi è fuori dalla “normalità”, suscita sospetto, disapprovazione, persino scherno, qualche volta beffa. La Trentaseienne Keiko lo ha imparato a proprie spese. È tutta la vita che finge normalità, fin da quando, ancora bambina, ha scoperto che le persone che ci circondano reagiscono spaventate, spazientite, scandalizzate, se le reazioni che abbiamo fuoriescono dagli schemi delle loro attese. Persino i genitori e la sorella, che comunque l’hanno sempre amata, sostengono che in qualche modo Keiko debba “guarire” dalla sua stranezza. Non è sorprendente che La ragazza del convenience store (Kombini ningen) della scrittrice Murata Sayaka abbia riscontrato un grande successo, prima in patria e poi fuori dai confini. Quella della “normalità” è un tema delicato ed universale. Ci è concesso trasgredire in giovane età, ne abbiamo tutte le scusanti e, in fondo, anche il tacito consenso della società. Ma fuoriuscire dai binari oltre le soglie di quella fase della vita, fin dentro la maturità, è inaccettabile. Continua a leggere “La tirannia dei “normali””

L’estetica (disturbante) del disgusto

Blu quasi trasparente di Ryū Murakami

Blu quasi trasparenteUn gruppo di giovani ragazzi, intorno ai vent’anni. Trascorrono le giornate e le notti in raduni di sesso estremo, di consumo smodato di alcolici, di droghe di ogni tipo. Vivono vicino ad una base americana, nel Giappone degli anni Settanta che qualcuno, con polemica, definisce  in tutto e per tutto colonia statunitense dalla fine della seconda guerra mondiale. Ma la base è anche il motivo per cui soldati afroamericani, presentati con avida sazietà, si aggirano per la città e se la spassano con le giovane ragazze giapponesi. Le personalità dei personaggi sono in apparenza poco sviluppate in profondità: ragazze e ragazzi sembrano bambole insensibili in balia dei loro vuoti che, banalmente, riempiono di droghe, sostanze alteranti di ogni qualità allora nota. Ed anche il sesso diventa violenza consenziente, in un convivio animalesco descritto con una freddezza che quasi ci spaventa. Eppure si tratta di una narrazione in prima persona. Chi è il giovane Ryū che parla? Cosa sappiamo di lui? E degli altri? Delle ragazze, degli altri tossici? Poco o niente. Continua a leggere “L’estetica (disturbante) del disgusto”

Inquietudini, libertà, erotismo

La Vegetariana, romanzo della coreana Han Kang

la vegNon sappiamo perché, ma dai coreani ci aspettiamo stranezze e le tolleriamo. Anzi, per questo li amiamo. “Stranezze”, si intende, dal nostro punto di vista. Dobbiamo scomodare la categoria del grottesco per definire serial coreani come Squid Game, la pellicola Premio Oscar Parasite, e altri prodotti che ci provengono da quel paese. Una sensazione analoga coglie il lettore del romanzo breve La vegetariana, della scrittrice coreana Han Kang. Ma la gamma di sensazioni ed atmosfere che l’autrice è capace di costruire in poche pagine, ci fa dimenticare in fretta l’etichetta di grottesco appena evocata, e ci lascia smarriti, con la sensazione di non sapere cosa abbiamo realmente letto: un horror? Un romanzo erotico? Un romanzo esistenziale sul significato della vita e il valore della libertà individuale? Tutte queste cose insieme. Tra l’altro, un esperimento che il lettore può fare per cogliere il valore universale di un’opera, – in altri termini di capire se si sta parlando ad un pubblico universale, – è quello di asportare artificialmente e simbolicamente quegli elementi che calano la narrazione in uno specifico contesto sociale, culturale, storico e linguistico. Se effettuata questa azzardata operazione di asporto, quello che ne rimane è un messaggio, un insieme di sensazioni e suggestioni ancora vive, l’opera ha un valore intrinseco, oltre quegli elementi che, comunque essenziali, non la definiscono per intero. Continua a leggere “Inquietudini, libertà, erotismo”