Indonesia, Singapore, Giappone

Clarissa Goenawan: un esempio di letteratura dell’era globale

Clarissa GoenawanLa pandemia prima, e le vicende geopolitiche poi, hanno ridimensionato l’idea di un mondo aperto e globale. La contrazione della mobilità internazionale per oltre un biennio ha certamente inciso in questo processo, ma capiremo solo in un futuro prossimo se un fenomeno che avrebbe dovuto e potuto costituire solo una fase di passaggio, influenzerà la formazione di una nuova forma mentis. Va detto, però, che la confusione tra globalizzazione intesa in senso economico, come esportazione di modelli liberisti e sostanzialmente come occidentalizzazione/americanizzazione, è stata sovente confusa con la parallela formazione di una cultura globale, senz’altro pesantemente influenzata da modelli occidentali, ma poi risultante da forme di contaminazione e ibridazione. Se la perdita della prima non è certamente una tragedia, la perdita della seconda sarebbe certamente un passo indietro nella costituzione di un mondo aperto e in grado di valorizzare le potenzialità dell’era globale. È con simpatia, dunque, che possiamo riportare un esempio riuscito di “letteratura globale” nella figura della giovane Clarissa Goenawan (classe 1988). Questa breve nota non riguarderà il libro esordio di Clarissa Goenawan. Rainbirds (pubblicato in Italia da Carbonio Editore e tradotto da Viola Di Grado), se non tangenzialmente. Il focus sarà posto sull’autrice. Continua a leggere “Indonesia, Singapore, Giappone”

Il sociologo del K-pop

Perché la Corea ha tanto successo tra i giovani?

blackpinkLo ammetto. Sto imitando Umberto Eco. Ancora una volta. Tentativo ben poco modesto, a dire la verità. Il grande semiologo e filosofo aveva cercato di trattare temi ritenuti frivoli con i mezzi interpretativi della semiotica, della linguistica e della filosofia. Aveva dedicato pagine di grande acume al fumetto americano, alle “canzonette” italiane, e così via. Ora, l’obiettivo di queste note è più modesto, ma spero e penso di una qualche utilità. Parleremo di musica e società. Nello specifico, parleremo di k-pop. La Corea sta vivendo un suo momento di splendore, milioni di fan seguono il K-pop in questi anni, si appassionano ai cosiddetti “drama” (serie ad ambientazione coreana), e persino il cinema “serio” riscuote un successo crescente in Occidente e nei paesi asiatici limitrofi, come dimostra il recente premio Oscar a “Parasite”. Ad un’osservazione anche superficiale delle tendenze sul web, si registra una crescita dei corsi di lingua coreana e di contenuti legati alla cucina di questo paese. Un’infatuazione passeggera? Una moda di nicchia? Certo, nei media tradizionali e negli spazi del social web a questi collegati, questa tendenza non risalta in tutta la sua evidenza. Forse perché il target, da un punto di vista puramente di mercato e sociologico, è anagraficamente diverso: la Corea interessa soprattutto ai giovani e sfugge a certi canali di comunicazione. Continua a leggere “Il sociologo del K-pop”

Gli spiriti dei morti

Note su Gli antenati di Adam Mickiewicz

Mickiewicz letteratura della PoloniaNon tutti sanno che Adam Mickiewicz è il “Dante” polacco, se è lecito usare questa espressione. Mickiewicz, infatti, occupa nella considerazione della critica e dell’opinione pubblica del paese slavo lo stesso ruolo che il nostro poeta fiorentino occupa nella letteratura italiana: quello di maggiore autore. Ma mi sia consentita una riflessione preliminare a questo proposito, anche a corollario di una precedente nota su una letteratura d’Europa (che si può leggere qui). Fuori dagli universi linguistici noti (per lo più il nostro e quello anglofono, al massimo dei “vicini più vicini”), quanti lettori conoscono il “Dante” dei nostri partner europei? Chi è il “Dante” ceco, romeno, bulgaro, olandese? Escludendo una sparuta cerchia di specialisti, è probabile che questo dato sia poco noto fuori da uno specifico contesto linguistico e culturale. Non dico la conoscenza o la lettura delle opere, ma neppure i nomi di queste figure sono patrimonio comune della cultura europea. Ecco anche il senso di conoscere ciò che sta oltre un terreno battuto: contribuire a creare una cultura veramente europea. Continua a leggere “Gli spiriti dei morti”

Le incredibili avventure di Li Testapelata

Il romanzo Brothers dello scrittore cinese Yu Hua

Yu Hua scrittore cinese

Sembra che il primo Yu Hua (余华 Yúhuá) si fosse incamminato sulla strada della scrittura sotto l’influenza di Franz Kafka e di Kawabata Yasunari. Questi due ultimi autori, un ceco di lingua tedesca e un giapponese, erano certamente accomunati dalla capacità di raccontare l’aberrazione di una realtà senza sconfinare nel fantastico e nel soprannaturale (parliamo, ovviamente, del Kafka de Il Processo e de Il Castello). Ma il Yu Hua di Brothers (兄弟 Xiōngdì), titolo all’inglese che rende la versione italiana di questo enorme romanzo, è già voce autentica, autonoma di questo scrittore. Ma chi è Yu Hua? Classe 1960, la critica lo considera uno dei più significativi autori della nuova generazione, anche grazie alla sua sostanziale capacità di descrivere gli epocali cambiamenti avvenuti nella società cinese. Un piglio fiabesco che, come vedremo, pone ancora più in risalto alcuni elementi di violenza che il rotolare della storia umana porta inevitabilmente con sé. Continua a leggere “Le incredibili avventure di Li Testapelata”

Mazzini e una Letteratura d’Europa

Uno scritto del 1829 del pensatore risorgimentale

MazziniNel 1829 sull’Antologia di Firenze uscì un lungo articolo di Giuseppe Mazzini dal titolo programmatico: D’una letteratura europea. Il tono schiettamente giovanile e romantico dell’articolo non era però tale da pregiudicare una visione organica e ambiziosa di una cultura, quella europea, concepita con largo anticipo come unitaria e specchio di una comune civiltà. Mazzini giungeva alle sue considerazioni finali attraverso l’esposizione dei tratti salienti della storia europea. Pur innestandosi su una filosofia della storia di stampo tardo-romantico (lo sviluppo del “genio” dei popoli, la storia come processo di progresso tra avanzamenti e arresti), l’impianto interpretativo di Mazzini coincideva con quanto ancora oggi apprendiamo nelle scuole, rivelando così nella visione Mazziniana un approccio decisamente moderno. Ma entriamo nel merito. Continua a leggere “Mazzini e una Letteratura d’Europa”

La vita come finzione

Confessioni di una maschera di Yukio Mishima

Celare se stessi dietro un personaggio è il primo espediente di un autore. La visione della propria esistenza “sublimata” nella narrazione letteraria è una fonte comoda e a portata di mano a cui spesso ricorrono anche gli autori alle prime armi. Mishima, però, è autore troppo importante per rimproverargli l’utilizzo di un espediente così trito, se non quasi banale. In Confessioni di una maschera (Kamen no koruhaku, 仮面の告白), uno dei più importanti autori giapponesi del Novecento si mette a nudo: sono tanti i critici e i lettori, infatti, che non hanno faticato a vedere nella voce narrante tutte le contraddizioni e i dubbi dello stesso Mishima, ben oltre le coincidenze tra storia e vicende biografiche dello scrittore. Come spesso accade, però, queste coincidenze autore/personaggio perdono di significato nelle grandi opere: è il significato più ampio della vicenda umana dei protagonisti ad assumere un valore di per sé, filosofico ed estetico insieme. Continua a leggere “La vita come finzione”

Banana Yoshimoto: tra sogno e alienazione

Il ruolo del romanzo “Kitchen“nella letteratura giapponese contemporanea

kitchenNegli anni Ottanta del XX secolo la visione di un Giappone che si faceva “pericoloso” sul piano economico e che andava minacciando il primato occidentale, aveva dominato la pubblicistica europea e statunitense. La stampa occidentale poneva il paese del Sol Levante nella stessa posizione oggi occupata dalla Cina nella narrazione dei media. Tuttavia, proprio quella crescita economica aveva permesso al paese di sviluppare una via autonoma anche in quei settori della cultura di massa che erano stati appannaggio dell’Occidente, e dell’America in particolare. Nei decenni Settanta e Ottanta, infatti, comincia quello sviluppo del settore dell’entertaiment riguardante il cinema di animazione e il fumetto (settori ormai conosciuti nel mondo con la dicitura giapponese anime e manga) che nei decenni successivi sarebbero diventati fenomeni della cultura di massa, facendo del Giappone un influencer mondiale. Va detto, d’altra parte, che la componente artistica, la ricerca di una narrazione esteticamente valida e veicolante valori e messaggi, non entrava in contraddizione con la natura di un mercato dell’intrattenimento che doveva forzatamente porre tra i propri obiettivi crescita e profitto: anime e manga col tempo sono diventati – pur dentro questa cornice – opere d’arte a tutto tondo. Continua a leggere “Banana Yoshimoto: tra sogno e alienazione”

Kanehara Hitomi: “Serpenti e piercing”

Morte e sesso nella Tokyo underground di inizio millennio

Piercing e serpentiSi sa, quello del Sol Levante è un paese dove i treni arrivano in orario. E non come nell’immaginario dei nostalgici del ventennio in Italia, ma per davvero. Le code di persone sono ordinate, e sui mezzi pubblici lo straniero, con sgomento, assiste ad uno spettacolo inusuale: tutti stanno in silenzio “di tomba” o quasi. Non sono stereotipi, ma fatti macroscopici che risaltano agli occhi di uno straniero in Giappone. Eppure, sotto la coltre di una società ordinata e regolata, cova un sordo malessere, soprattutto tra i giovani, che può farci rabbrividire. Di questo tema è – come accade spesso – l’arte a parlarcene, in questo caso attraverso la letteratura. Kanehara Hitomi è stata un Enfant Prodige della letteratura giapponese. All’inizio del nostro secolo, nel 2004, l’autrice (classe 1983) pubblicò il suo romanzo breve Serpenti e piercing, e riscosse un enorme successo. Il libro è la storia della diciannovenne Luì, giovane che frequenta il mondo punk “deviato” della Tokyo di inizio millennio. La capitale nipponica descritta rappresenta un’immagine molto lontana da quella rassicurante che abbiamo appena descritto in apertura. Continua a leggere “Kanehara Hitomi: “Serpenti e piercing””

La “città diffusa”

Prospettive sociologiche, urbanistiche e culturali per lo sviluppo sociale e umano della provincia

Da qualche anno il dibattito sociologico e filosofico sul rapporto tra locale e globale ha mostrato come alcune realtà socio-economiche e culturali locali siano rimaste fuori dall’enorme flusso di capitali, di risorse umane e di potenzialità culturali che ha avvantaggiato i grandi centri della globalizzazione, in particolare le megalopoli multiculturali. Il tentativo di ri-significare il vissuto locale e concreto (detto in altri termini “l’abitare”) ha portato alle note prese di posizioni identitarie del “piccolo è bello”. Reazioni comprensibili da un punto di vista psicologico e sociale, ma destinate a fallire nel confronto con la realtà. Rimasti fuori dai grandi flussi globali (di persone, di stimoli e di risorse economiche), i piccoli centri reclamano una propria ricchezza storico-identitaria che risale all’epoca precedente la globalizzazione. Ma queste rimostranze, queste legittime aspirazioni e questo orgoglio risorto, sono in grado di mutare la situazione di aree che hanno perso il proprio dinamismo e che, nei casi peggiori, sono divenuti aree socialmente, economicamente e culturalmente depresse? Come è facile intuire, la risposta è negativa. Non basta la coscienza del valore di un vissuto “piccolo” e umano, a donare ai luoghi un dinamismo sociale, economico e culturale che hanno perduto o non hanno mai avuto. Inoltre, la stessa politica locale e nazionale ha sempre meno margine di azione diretta nelle scelte che possono portare a cambiamenti sostanziali su larga scala; occorre dunque pensare ad un’azione diretta inversa, dal basso. Cosa fare, dunque? Continua a leggere “La “città diffusa””

l’assurdità normalizzata del reale

La donna di sabbia di Kōbō Abe

kobo abe libro

La donna di sabbia (suna no onna) è un romanzo di Kōbō Abe (1924-1993), pubblicato nel 1962. Si tratta di un libro di difficile classificazione. Nel tentativo di assegnare un’etichetta che permettesse di comprenderne il genere (concetto troppo vago, in fondo), si è parlato di visionarietà distopica (Bienati 2005, pp. 187 e ss*.), descrizione calzante, a cui vorremmo tuttavia aggiungere quella di “assurdità normalizzata”. La donna di sabbia (suna no onna), nasce in un clima che rappresenta bene le tensioni interiori dell’individuo nella società del dopo guerra. Sono le prime avvisaglie di quel Giappone postmoderno di cui qui ci stiamo occupando**. Fin dalle prime battute, il protagonista Niki Junpei ci viene descritto come ordinario individuo di una società industriale da poco entrata nel benessere e nel consumismo; un contesto non molto dissimile dall’Italia del miracolo economico. La fuga del protagonista verso un altrove, alla caccia di un nuovo insetto da scoprire e a cui dare il proprio nome, sembra più una fuga verso la propria interiorità e solitudine, che non una spedizione entomologica. Continua a leggere “l’assurdità normalizzata del reale”

La sofferenza (commovente) della giovane Aya

Un litro di lacrime di Kitō Aya

KitōAyaAya aveva quattordici anni quando cominciò a tenere un diario. Poche pagine di quell’anno, caratterizzate da una leggerezza spensierata tipica dell’adolescenza; ma quella spensieratezza sarebbe finita presto. A quell’età i problemi dell’esistenza avrebbero dovuto essere i primi amori, i primi tentativi di capire il proprio ruolo nel mondo, il timore – ma anche la speranza – per il futuro. La giovane Aya non ebbe tempo per tutto questo. All’età di quindici anni la sua andatura cominciò ad essere incerta. Quella che sembrava una cosa da nulla, risultò essere l’inizio di un calvario di sofferenza e incertezza che avrebbe portato la ragazza alla morte nel giro di pochi anni. Un destino tremendo proprio perché inaspettato. Continua a leggere “La sofferenza (commovente) della giovane Aya”

Fantasmi al chiaro di luna

Ueda Akinari, Ugetsu monogatari

uedaIn tutte le epoche e in tutte le culture pare siano presenti quelli che in italiano chiamiamo “fantasmi”. Una precisazione, quella linguistica, da non sottovalutare, perché effettivamente la condizione dello spirito della persona dopo la morte influisce anche sul suo status e sulla terminologia che lo definisce. Lo “spettro” come anima rimasta nell’aldiquà si definisce spesso con una parola specifica. Il fantasma, infatti, non è la semplice anima di una persona che ha cessato di vivere, ma un morto insoddisfatto che per qualche ragione rimane legato ai luoghi in cui visse da vivo. Tema del folklore, e sovente tema letterario. Il romanticismo, in particolare, rilanciò le storie di fantasmi conferendo loro una certa dignità letteraria. Questo tipologia narrativa non riuscì a superare la barriera che divide quella che viene definita letteratura di genere dalla letteratura cosiddetta alta, ma appassionò anche autori di prim’ordine come Charles Dickens e Henry James. Continua a leggere “Fantasmi al chiaro di luna”

Grattacieli di vetro nello Stato Unico

Il romanzo distopico di Evgenij Zamjatin, Noi

zamjatin noiIl contrario di utopia è distopia. Un contrario forse non “grammaticale”, ma concettuale. Possiamo tracciare un parallelismo: gli ideali designano utopie del futuro, le ideologie designano distopie del futuro. Il romanzo di Evgenij Zamjatin, Noi, rientra nella seconda categoria. Scritto agli inizia degli anni venti del secolo scorso, Noi ebbe una vicenda editoriale tormentata: uscì pochi anni dopo la stesura in inglese, successivamente in originale russo, ma solo nel 1952 e a New York, ed infine vide la pubblicazione in originale e in patria nel 1988. Zamjatin faceva parte di quella ristretta cerchia di autori non allineati all’ideologia sovietica, ma all’inizio tollerati finché accettavano di stare al loro posto. Furono pochi gli autori non allineati che ebbero questo privilegio, tra i quali ricordiamo Bulgakov, autore del romanzo Maestro e Margherita. Continua a leggere “Grattacieli di vetro nello Stato Unico”

La Russia verso la rivoluzione

Nel romanzo La Madre di Maksim Gor’kij

GorkijRussia, inizio Novecento. La prima fase del processo di industrializzazione iniziata alla fine dell’Ottocento ha portato alla creazione di primi distretti industriali e del proletariato urbano anche in terra russa. Il romanzo di Gor’kij, La madre, si apre con la descrizione a tinte fosche di questa realtà: un sobborgo tetro e fumoso, dove i giganteschi edifici della fabbrica si fanno ancora più cupi al suono della sirena,  nell’andirivieni degli operai, con i loro visi anneriti e le loro espressioni cupe. Il racconto è introdotto dalla comparsa di Michail Vlasov, fabbro di mezza età che conduce una vita di stenti, persa nel solo lavoro alla fabbrica e nell’ubriachezza continua. Vlasov ha una famiglia: il figlio Pavel e la moglie Pelageja. La vita familiare è scandita dalla rabbia muta di Vlasov, marito e padre violento che per lunghi anni usa violenza sulla moglie, vittima rassegnata. Ma il ruolo di Michail giunge presto al termine. Ormai minato nel fisico e nel morale dalla vita alla fabbrica, Vlasov muore dopo poche pagine del romanzo. Continua a leggere “La Russia verso la rivoluzione”

Pirati e disimpegno

Letteratura di (nobile) evasione

stevensonSe siete stanchi di impegno, se ne avete abbastanza di sentire politici ripetere sempre le stesse cose e, ugualmente, non ne potete più di ascoltare la lamentela popolare col suo traboccare di luoghi comuni, fate un gesto di evasione, salvatevi. Isolatevi, egoisticamente, in un mondo piacevole, leggero. Plasmatelo a vostro uso e consumo, senza pensieri. Sedetevi in poltrona, sorseggiate un buon whisky invecchiato (o se non vi piace il genere, una tisana esotica o un tè), e leggetevi un libro. Oggi che l’invito alla lettura è diventato un’ennesima forma di impegno, e che questo “appello” qualche volta risulta un po’ antipatico (leggere fa bene, come mangiare frutta e verdura), leviamo subito di torno l’impegno. Leggetevi disimpegnati romanzi di genere, secondo la vostra indole. Divertitevi con la storia, la narrazione. Se vi va, seguite le mode del momento, gli autori da classifica. Continua a leggere “Pirati e disimpegno”

La cittadinanza globale

Nuove utopie e biodiversità culturale per una società nuova (acquista qui)

fL’era globale è una grande promessa. Due elementi concorrono ad oscurare le potenzialità di un mondo globale: gli attriti nel panorama geopolitico tra gli Stati Uniti, la Russia e la Cina (con un’Europa che sta a guardare), e una globalizzazione solo economica, mal gestita dalla politica e guidata da un iperliberismo senza regole. In queste pagine si presenta l’era globale sotto un’altra luce. Anche grazie ad esempi tratti dalla storia europea e asiatica, si mostra come il processo di incontro, assimilazione e rielaborazione di culture “diverse” sia un processo storico che genera incredibile vitalità creativa nelle civiltà umane, in tutte le epoche e in tutti i continenti. Questo processo, infatti, sta alla base di molte epoche storiche di splendore e fervore intellettuale. Partendo da queste considerazioni, l’autore propone il concetto di “cittadino globale” per indicare una condizione interiore e un percorso di formazione (anche scolastico) allo stesso tempo identitario e multiculturale, capace di creare una forma mentis e un tipo di cittadino nuovo, premessa per una società più creativa e un contesto internazionale più cooperativo e meno conflittuale.

Lo spazio culturale europeo

Orlando Figes racconta la formazione di una cultura comune europea attraverso la biografia dello scrittore russo Turgenev

figesOrlando Figes è un noto russista inglese, docente all’università di Londra. Il suo voluminoso libro, Gli Europei. Tre vite cosmopolite e la costruzione della cultura europea nel XIX secolo, (Mondadori 2019) ha ambizioni più ampie che fuoriescono dal recinto degli studi slavi che gli è proprio. Partendo dalla biografia di un autore centrale della storia letteraria russa, Ivan Turgenev, e di Pauline e Louis Viardot, Figes racconta sullo sfondo biografico il processo di formazione di una cultura comune europea che proprio nei decenni centrali del XIX secolo stava emergendo in tutta la sua evidenza. L’intreccio tra le vicende biografiche dei personaggi storici ritratti rende la narrazione avvincente, e fornisce lo spunto per parlare di tali mutamenti sociali e culturali. Continua a leggere “Lo spazio culturale europeo”

Una perversa e frenetica decadenza

Nota su Insaziabilità di Stanisław Ignacy Witkiewicz

witkiewiczlibroInsaziabilità, il romanzo del polacco Witkiewicz del 1930, è un’opera assurda e totalmente folle. E anche per questo è un capolavoro. Oltre cinquecento pagine di rimuginio interiore, in una prosa iper-barocca e serratissima, vivace, confondente, labirintica e alienante, dove la trama assume quasi un’importanza secondaria. La storia, infatti si riassume in poche righe. Il romanzo racconta la storia del giovane Genezyp Kapen, figlio di un ricco birraio, che finisce nell’esercito. Il contesto che fa da sfondo alla vicenda è abbastanza inquietante. Siamo in un momento indefinito del XX secolo, e il cinesi stanno conquistando militarmente il mondo ed esportando il comunismo. Grazie all’adozione dell’alfabeto (sic!), la loro civiltà ha avuto un’accelerazione improvvisa, sorpassando militarmente e tecnologicamente il resto del mondo. Loro missione è governare la “razza” bianca, ormai moralmente decaduta e incapace di governarsi autonomamente, ed estirpare l’individualismo, malattia dell’occidente; arrivati al loro obiettivo, infatti, imporrano l’ibridazione tra i “gialli” e i “bianchi” per creare una razza nuova e risollevare le sorti dell’umanità. Continua a leggere “Una perversa e frenetica decadenza”

“Iro Iro” di Giorgio Amitrano

In un libro divulgativo, una dichiarazione d’amore per la cultura giapponese

iroGiorgio Amitrano è un noto yamatologo, docente all’Orientale di Napoli. Il termine yamatologo forse è ormai desueto: designa uno studioso della cultura giapponese, in particolare della lingua e della letteratura. In questo suo Iro iro. Il Giappone tra pop e sublime, l’autore abbandona i panni dello studioso e si lascia andare un po’. Non un testo freddo, accademico, da specialista, ma un’incursione variopinta in vari ambiti della multiforme cultura nipponica. Quello di Amitrano è un vero, grande amore. Il lettore, al di là del contenuto, percepisce subito il tono incantato nel raccontarci del Giappone. Il libro è inframezzato da riflessioni con qualche nota biografica: da queste scopriamo che la passione per il Giappone iniziò negli anni universitari, che l’autore visse per alcuni anni a più riprese in varie città del paese, e che questa dimensione immaginativa non lo ha mai più lasciato da allora. Ma tale passione si era finora espressa nel linguaggio della didattica universitaria, degli articoli accademici. Continua a leggere ““Iro Iro” di Giorgio Amitrano”

Follia e (sana) immaturità

Il romanzo (folle) di Witold Gombrowicz, Ferdydurke

gombDopo una notte tormentata e un’inquietante visione premonitrice, il trentenne Gingio viene visitato dal paludato e maturo professor Pimko. Constatata l’immaturità di Gingio, al puntiglioso professore pare inaccettabile lasciare Gingio nella sua immaturità, e ritiene suo dovere “rimpicciolirlo”, fargli cioè intraprendere un percorso adeguato di maturazione, e ricondurlo quindi a scuola. Da quel momento la vita del protagonista si fa assurda e grottesca. Gingio torna a scuola, in mezzo ai ragazzi, ma… nessuno si rende conto che si tratta di un uomo adulto e tutti lo trattano come un ragazzino. Questa l’idea di fondo su cui si sviluppa il romanzo Ferdydurke (titolo nonsense) di Witold Gombrowicz, autore polacco della metà del secolo scorso. Continua a leggere “Follia e (sana) immaturità”