Il romanzo Brothers dello scrittore cinese Yu Hua
Sembra che il primo Yu Hua (余华 Yúhuá) si fosse incamminato sulla strada della scrittura sotto l’influenza di Franz Kafka e di Kawabata Yasunari. Questi due ultimi autori, un ceco di lingua tedesca e un giapponese, erano certamente accomunati dalla capacità di raccontare l’aberrazione di una realtà senza sconfinare nel fantastico e nel soprannaturale (parliamo, ovviamente, del Kafka de Il Processo e de Il Castello). Ma il Yu Hua di Brothers (兄弟 Xiōngdì), titolo all’inglese che rende la versione italiana di questo enorme romanzo, è già voce autentica, autonoma di questo scrittore. Ma chi è Yu Hua? Classe 1960, la critica lo considera uno dei più significativi autori della nuova generazione, anche grazie alla sua sostanziale capacità di descrivere gli epocali cambiamenti avvenuti nella società cinese. Un piglio fiabesco che, come vedremo, pone ancora più in risalto alcuni elementi di violenza che il rotolare della storia umana porta inevitabilmente con sé.
Non parleremo dei dettagli della trama del romanzo. Queste, in definitiva, come ripeto spesso non sono recensioni nel senso stretto del termine, ma costituiscono più note critiche scritte in leggerezza che hanno lo scopo di far comprendere l’importanza di alcuni autori e delle loro opere. Come di consueto, quindi, accenneremo solo al clima che fa da sfondo al libro.
Brothers è la storia di due fratellastri, Song Gang e Li Testapelata; le loro rocambolesche vicende partono dagli anni immediatamente precedenti alla rivoluzione culturale (che, fuori dalla mitizzazione, fu una cruenta guerra civile), fino ad arrivare alla Cina rampante e sempre più ricca dei nostri giorni.
Fin dalle prime battute sappiamo che il piccolo Li Testapelata, bimbo senza padre e allevato da una madre taciturna e dedita al lavoro, è destinato a diventare un super miliardario; Brothers con questa anticipazione fin dalle prime pagine si fa dunque racconto di formazione, ma grottesco e privo di quella carica morale che di solo contengono i percorsi narrativi di crescita di un personaggio. Il romanzo, tuttavia, non è privo del suo lato umano. Tutt’altro.
Li Testapelata conoscerà il fratellastro in seguito al secondo matrimonio della madre con l’imponente e carismatico Song Fanping, insegnante di scuola.
Yu Hua ci cala nella realtà di una Cina quasi pre-moderna, rivelandoci una società ancora basata sui legami familiari, ma allo stesso tempo feroce e piena di pregiudizi. Li Testa pelata viene acciuffato mentre spia i sederi alle donne in un maleodorante bagno pubblico, calandosi nel buco della latrina. Un’incredibile mistura di ironia e disgusto (con vivida descrizione dei prodotti corporali, e della loro consistenza e odore), coglie il lettore fin dalle prime pagine. Li Testapelata in apparenza getta la madre nel disonore sociale (suo padre, ironia della sorte, è morto affogato nella latrina mentre si apprestava a compiere lo stesso atto di voyeurismo), ma in realtà si scopre affarista prematuro.
Perché tra “i sederi” osservati dal bambino, tutti descritti con compiacimento e verisimiglianza, c’è anche quello della bellissima Lin Hong, ragazza corteggiata da tutta la città. Fingendo di prendersi gioco di lui, molti adulti chiedono a Li Testapelata di raccontare la visione dettagliata di quel fondoschiena, e il piccolo coglie l’occasione per vendere il racconto in cambio di pasti sostanziosi a decine di uomini infervorati.
Abbiamo riportato questo evento iniziale per rendere proprio quel clima picaresco e quasi avventuroso che caratterizza le vicende; non sono rari i ricorsi alle volgarità e al sesso, che non stonano per nulla nelle parlate popolari dei personaggi e negli scherzi crudeli dei ragazzini. Un clima paradossale che non ci lascia neppure in momenti di grande tragicità, fatti di sofferenza e di morte. Durante la rivoluzione culturale, infatti, la logica più elementare del vivere civile cede prima al fanatismo, poi alla follia collettiva di una guerra civile mascherata. In questo quadro fosco i due bambini vagano, inconsapevoli, guardando increduli a quel mondo che pare aver perso ogni senso. La massa ha preso momentaneamente il posto dell’individuo, e con la sua individualità l’uomo ha perso la sua umanità.
Ma perché buttare “in burletta” la storia del proprio paese? È noto come l’ironia canzonatoria e il piglio avventuroso siano da sempre efficienti espedienti impiegati dagli scrittori per raccontare l’esistenza umana, nei suoi lati nobili e meschini, fingendo di porsi al di fuori di essi, per porsi alla dovuta distanza dal mondo. Yu Hua prende una sagoma, la getta in mezzo ad avventure che possono sembrare deformate ed eccessive ma del tutto verosimili nella storia del suo paese, e ci mostra la corsa della storia, i suoi effetti sui legami umani e sulla mente delle persone.
Lo scrittore cinese è riuscito ad unire l’epopea, la commedia e l’affresco sociale. Ci ha mostrato che l’accelerazione della modernità ha creato certamente un maggiore benessere e ricchezza per miliardi di persone, ma non senza creare mostruosità alienanti per gli stessi esseri umani. Un libro, in fondo, dolce e amaro.
Yu Hua, Brothers, Silvia Pozzi (Traduttore) Feltrinelli, 2017.