Il mondo in poltiglia

Ansie individualiste e libertarie in Dazai Osamu

Dazai OsamuIl mondo sotto i piedi è come se si sbriciolasse. La società che conoscevamo prima, i valori che ispiravano i nostri comportamenti, i nostri scopi e il percorso del nostro vivere, sono stati ribaltati, messi in crisi in un modo tale da renderli irriconoscibili. Ecco, è questo il quadro che descrive Dazai Osamu (1909-1948) in due delle sue opere principali, i due romanzi brevi Il Sole si spegne (斜陽, Shayō 1947) e Lo Squalificato (人間失格, Ningen shikkaku, 1948) . Siamo in uno dei paesi sconfitti del secondo conflitto mondiale, un Giappone che più di altri, con la detonazione delle prime bombe atomiche nella storia su soggetti civili, doveva pagare pegno per una pace che era anche un nuovo ordine politico. Ma tutto questo non interessa a Dazai Osamu. La sua è una presa diretta sull’interiorità dei personaggi e dell’animo umano. Dazai Osamu fa politica, forse, ma in modo indiretto e, per così dire, esistenziale. Mentre descrive relitti umani, imbruttiti dall’alcool e dalla droga, persi in relazioni sentimentali e sessuali meschine, sta disegnando in controluce il diritto alla libertà dell’individuo a vivere secondo la propria indole, pure senza logica e fuori dalle morali correnti. Ma procediamo con ordine. Continua a leggere “Il mondo in poltiglia”

La vita come finzione

Confessioni di una maschera di Yukio Mishima

Celare se stessi dietro un personaggio è il primo espediente di un autore. La visione della propria esistenza “sublimata” nella narrazione letteraria è una fonte comoda e a portata di mano a cui spesso ricorrono anche gli autori alle prime armi. Mishima, però, è autore troppo importante per rimproverargli l’utilizzo di un espediente così trito, se non quasi banale. In Confessioni di una maschera (Kamen no koruhaku, 仮面の告白), uno dei più importanti autori giapponesi del Novecento si mette a nudo: sono tanti i critici e i lettori, infatti, che non hanno faticato a vedere nella voce narrante tutte le contraddizioni e i dubbi dello stesso Mishima, ben oltre le coincidenze tra storia e vicende biografiche dello scrittore. Come spesso accade, però, queste coincidenze autore/personaggio perdono di significato nelle grandi opere: è il significato più ampio della vicenda umana dei protagonisti ad assumere un valore di per sé, filosofico ed estetico insieme. Continua a leggere “La vita come finzione”

l’assurdità normalizzata del reale

La donna di sabbia di Kōbō Abe

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La donna di sabbia (suna no onna) è un romanzo di Kōbō Abe (1924-1993), pubblicato nel 1962. Si tratta di un libro di difficile classificazione. Nel tentativo di assegnare un’etichetta che permettesse di comprenderne il genere (concetto troppo vago, in fondo), si è parlato di visionarietà distopica (Bienati 2005, pp. 187 e ss*.), descrizione calzante, a cui vorremmo tuttavia aggiungere quella di “assurdità normalizzata”. La donna di sabbia (suna no onna), nasce in un clima che rappresenta bene le tensioni interiori dell’individuo nella società del dopo guerra. Sono le prime avvisaglie di quel Giappone postmoderno di cui qui ci stiamo occupando**. Fin dalle prime battute, il protagonista Niki Junpei ci viene descritto come ordinario individuo di una società industriale da poco entrata nel benessere e nel consumismo; un contesto non molto dissimile dall’Italia del miracolo economico. La fuga del protagonista verso un altrove, alla caccia di un nuovo insetto da scoprire e a cui dare il proprio nome, sembra più una fuga verso la propria interiorità e solitudine, che non una spedizione entomologica. Continua a leggere “l’assurdità normalizzata del reale”

La Russia verso la rivoluzione

Nel romanzo La Madre di Maksim Gor’kij

GorkijRussia, inizio Novecento. La prima fase del processo di industrializzazione iniziata alla fine dell’Ottocento ha portato alla creazione di primi distretti industriali e del proletariato urbano anche in terra russa. Il romanzo di Gor’kij, La madre, si apre con la descrizione a tinte fosche di questa realtà: un sobborgo tetro e fumoso, dove i giganteschi edifici della fabbrica si fanno ancora più cupi al suono della sirena,  nell’andirivieni degli operai, con i loro visi anneriti e le loro espressioni cupe. Il racconto è introdotto dalla comparsa di Michail Vlasov, fabbro di mezza età che conduce una vita di stenti, persa nel solo lavoro alla fabbrica e nell’ubriachezza continua. Vlasov ha una famiglia: il figlio Pavel e la moglie Pelageja. La vita familiare è scandita dalla rabbia muta di Vlasov, marito e padre violento che per lunghi anni usa violenza sulla moglie, vittima rassegnata. Ma il ruolo di Michail giunge presto al termine. Ormai minato nel fisico e nel morale dalla vita alla fabbrica, Vlasov muore dopo poche pagine del romanzo. Continua a leggere “La Russia verso la rivoluzione”

Una perversa e frenetica decadenza

Nota su Insaziabilità di Stanisław Ignacy Witkiewicz

witkiewiczlibroInsaziabilità, il romanzo del polacco Witkiewicz del 1930, è un’opera assurda e totalmente folle. E anche per questo è un capolavoro. Oltre cinquecento pagine di rimuginio interiore, in una prosa iper-barocca e serratissima, vivace, confondente, labirintica e alienante, dove la trama assume quasi un’importanza secondaria. La storia, infatti si riassume in poche righe. Il romanzo racconta la storia del giovane Genezyp Kapen, figlio di un ricco birraio, che finisce nell’esercito. Il contesto che fa da sfondo alla vicenda è abbastanza inquietante. Siamo in un momento indefinito del XX secolo, e il cinesi stanno conquistando militarmente il mondo ed esportando il comunismo. Grazie all’adozione dell’alfabeto (sic!), la loro civiltà ha avuto un’accelerazione improvvisa, sorpassando militarmente e tecnologicamente il resto del mondo. Loro missione è governare la “razza” bianca, ormai moralmente decaduta e incapace di governarsi autonomamente, ed estirpare l’individualismo, malattia dell’occidente; arrivati al loro obiettivo, infatti, imporrano l’ibridazione tra i “gialli” e i “bianchi” per creare una razza nuova e risollevare le sorti dell’umanità. Continua a leggere “Una perversa e frenetica decadenza”

Follia e (sana) immaturità

Il romanzo (folle) di Witold Gombrowicz, Ferdydurke

gombDopo una notte tormentata e un’inquietante visione premonitrice, il trentenne Gingio viene visitato dal paludato e maturo professor Pimko. Constatata l’immaturità di Gingio, al puntiglioso professore pare inaccettabile lasciare Gingio nella sua immaturità, e ritiene suo dovere “rimpicciolirlo”, fargli cioè intraprendere un percorso adeguato di maturazione, e ricondurlo quindi a scuola. Da quel momento la vita del protagonista si fa assurda e grottesca. Gingio torna a scuola, in mezzo ai ragazzi, ma… nessuno si rende conto che si tratta di un uomo adulto e tutti lo trattano come un ragazzino. Questa l’idea di fondo su cui si sviluppa il romanzo Ferdydurke (titolo nonsense) di Witold Gombrowicz, autore polacco della metà del secolo scorso. Continua a leggere “Follia e (sana) immaturità”

Lo scricciolo e la neve

Una parabola laica sulla forza di volontà

digaAdolf Dygasiński (1839-1902), scrittore polacco, in La festa della vita (Gody życia, 1900) descrive la vita di un uccellino, un piccolo e comune scricciolo. Il piccolo volatile vive in povertà, osservando gli uccelli migratori nel loro cosmopolitismo alla ricerca di un’abbondanza sempre a portata di mano. Ma lo scricciolo ha deciso di vivere in prima persona tutte le stagioni, sopportando lo squallore e la fame dell’inverno per poi attendere la ricchezza ritrovata della primavera. Nonostante questo alternarsi di fortune, l’uccellino non è mai triste, perché il tempo ciclico gli ha dimostrato che sofferenze e miserie sono mali passeggeri, mentre solo la gioia per la vita può essere eterna, se sappiamo come affrontarla. Continua a leggere “Lo scricciolo e la neve”