Smembrare cadaveri per noia

Natsuo Kirino, Le quattro casalinghe di Tokyo

Se per raggiunta sopportazione ti capita di strangolare, in una sera come tante, tuo marito, e se poi le colleghe di lavoro, una notte come tante, ti aiutano a liberarti di quel cadavere facendolo a pezzi, non è il caso di parlare necessariamente di indole criminale o, ancora peggio, di patologia mentale. Se quella vita, piccola, deludente, senza speranza, ti ha logorato per anni, allora, magari, la patologia è in quel caso la vita stessa, ed è inutile scomodare la psichiatria. Il romanzo di Kirino Natsuo, Le quattro casalinghe di Tokyo (titolo troppo didascalico scelto dall’editore italiano in luogo di un laconico Out) è un romanzo multi-strato e multi genere. Thriller, noir, romanzo esistenziale sulla condizione della donna (ma anche dell’uomo) nel mondo moderno, sulla solitudine, sui mostri che ci vivono dentro e che fingiamo di non vedere. Mostri che tuttavia stanno lì, pronti ad uscire e a smembrare cadaveri. Kirino Natsuo (manteniamo l’uso tradizionale giapponese di citare gli autori nell’ordine cognome-nome) disegna un mondo normale; anzi di una banalità sconcertante, e poi ci mostra come quei mostri vivano in esso perfettamente mimetizzati. Anzi mostra che, in fondo, siamo tutti mostri.

La bella e ingenua Yayoi è la causa di tutto: una sera, al culmine dell’esasperazione, stringe la cinta intorno alla gola di suo marito e lo uccide. Interviene a salvarla la prontezza della collega di lavoro, la tenebrosa Masako, quarantenne disillusa e apparentemente sempre distaccata. Insieme alla cinquantenne Yoshiki e alla svanita trentenne Kuniko, le tre donne fanno a pezzi il cadavere e cercano di farlo sparire. Masako per sfuggire dalla sua vita ed essere “libera”, le altre per torna conto economico.

Il lettore meno attento si fermerà sulla trama (comunque ben costruita, avvincente e già sufficiente a decretare il valore dell’opera); ma la la Kirino è più furba del lettore poco smaliziato, e la sua è – pare, non solo a parere di chi vi scrive – anche un’invettiva sulla condizione della donna, tra le altre cose.

Masako, reale protagonista del libro, vive una vita familiare ormai logorata dall’incomunicabilità: il marito, ritirato in se stesso e ormai depresso, non la tocca più da anni. Anche il figlio, diventato adulto, non le rivolge quasi più la parola. I tre vivono insieme, ma in piena solitudine. Si aggiunga che, a causa del suo carattere autonomo e al suo essere donna, le è stata preclusa una carriera in una azienda seria, ed ora si ritrova a lavorare part-time, di notte, in uno stabilimento che produce scatole di bentō, il famoso pasto pronto dei giapponesi.

Ma a paragone delle colleghe, la vita di Masako è una costellazione di successi: lei comunque non ha problemi economici e riesce a farsi rispettare da tutti. La trafelata Yoshie, vedova sempre al verde, vive in una casa che rispecchia la sua condizione: sudicia e cadente, piena di spifferi. Entrando nella sua abitazione, sovente si viene investiti dall’odore di feci della vecchia suocera invalida che Yoshie è costretta ad accudire col senso di responsabilità che la caratterizza. Non va meglio con le due figlie, una fuggita di casa e tornata fugacemente solo per rubarle i risparmi, ed una seconda sulla quale Yoshie ripone qualche speranza, ma che finirà per deluderla ugualmente.

Vi è poi la già citata Yayoi la nostra “assassina”, la quale superato il periodo di amore con il marito, si trova del tutto sola ad accudire i figli piccoli. La vittima del romanzo, e motore primo degli eventi, è il debosciato Kenji, marito di Yayoi, di professione impiegato che dilapida in alcool e scommesse quasi tutto quanto guadagna. Eppure, notiamo da spettatori esterni, Yayoi è stata ed è una donna giovane e avvenente (la Kirino indugia spesso sulla sua bellezza), ma pare che neppure questo salvagente sociale sia in grado di salvarla dalla disperazione del quotidiano.

Rimane la presuntuosa e vanitosa Kumiko: poco più che trentenne, troppo in carne e sgraziata per attirare l’attenzione degli uomini, di scarsa intelligenza, investe tutto su un’immagine artificiale di sé, in abiti e accessori griffati, spesso falsi, e indebitandosi fino al collo per pavoneggiarsi con un’auto straniera.

La storia, che si dilunga per oltre seicento pagine nell’edizione italiana, narra l’avventura di questo smaltimento di cadavere e tutte le nefaste conseguenze che si innescano da questo atto scellerato.

Tuttavia, una linea narrativa alternativa si intreccia a quella principale: quella di un certo Satake. Proprietario di una casa di scommesse presso il quartiere di Tokyo Kabuki-chō, Satake si rivela essere lentamente il secondo coprotagonista della storia. L’uomo, infatti, nasconde un lato oscuro dietro l’apparenza di uomo dedito agli affari, e questo lato oscuro lo metterà in contrasto con Masako. Rimasto coinvolto suo malgrado nell’inchiesta sull’omicidio, Satake decide di vendicarsi delle quattro donne.

La “libertà” di Masako, che sceglie di auitare Yayoi solo per porre un limite dal quale non vuole più tornare indietro, che funga da trampolino per una vita diversa, ricorda la libertà dei Demoni dostoevskiani.

Nel capolavoro dello scrittore russo, Kirillov era fermamente deciso al suicidio “libero” e insensato, unicamente per dimostrare la sua completa libertà e la non-esistenza di Dio. Non diversamente Masako compie quel gesto di smembramento del cadavere: non è legata da particolare affetto con Yayoi, e non ha bisogno di soldi. È solo tediata dall’esistenza e vuole dimostrare a se stessa di essere libera fino in fondo.

Come dicevamo, la Kirino crea con abilità una narrazione che obbliga il lettore a seguire le vicende per sapere come andranno a finire le cose. Ma il cuore di tutto va individuato nelle tre coordinate fin qui delineate: la disperazione della vita quotidiana (soprattutto femminile), la rivendicazione di una libertà individuale fino alle estreme conseguenze, e infine il tentativo di sondare il lato oscuro che naturalmente costituisce parte della nostra essenza umana. Quel lato oscuro che Masako e Satake cercano di domare in modo diverso, e nella lotta col quale il confine tra il male e bene, l’odio e l’amore, la follia e la normalità tendono a sfumarsi e dissolversi.

Un romanzo perfettamente consonante con la realtà del nostro presente.


Potete acquistare qui: Natsuo Kirino, Le quattro casalinghe di Tokyo, Beat editore, 2021.

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