Una ribelle nella Tokyo degli anni Trenta

Nota di lettura su Lampi di Hayashi Fumiko

Hayashi Fumiko - LampiDa qualche tempo vado raccogliendo appunti sulla “letteratura femminile giapponese”, e prima o poi spero di trarre da questo materiale un testo di maggiore respiro, come un articolo o un’opera breve di carattere divulgagivo. È questa, quella di “letteratura femminile giapponese”, già un’etichetta antipatica. Non tanto per la necessità di essere politicamente corretti (l’atteggiamento del politicamente corretto spesso si incaponisce su questioni di forma di secondaria importanza e si occupa raramente di sostanza, di fatto ostacolando le battaglie che afferma di sostenere), quanto per il pericolo di creare un doppio binario tra letteratura maschile e femminile. Intendiamoci, che lo sguardo portato nella letteratura da autori di genere diverso porti con sé inevitabili sfumature differenti, è un’ovvietà. Ma non lo è in termini di qualità. Certo lo è in termini di diversità di sguardo sul mondo, e io lo considero un valore aggiunto. Anche se si sceglie di sottovalutare la diversità intrinsecamente biologica, o se ne ridimensiona la portata, il differente vissuto sociale delle donne in quanto donne, lascia traccia nell’esperienza viva e influisce in modo sostanziale sull’idea che le donne si fanno di se stesse. La donna vive una società che, nonostante un secolo di lotte politiche e civili, tenta sempre di ridurla ad un ruolo subordinato, anche nelle tanto autoincensate democrazie liberali. E alcune donne si sono fatte scrittrici anche per questo.

È questo il caso di Hayashi Fumiko (1903-1951), scrittrice e poetessa giapponese dalla vita breve ma intensa. La Hayashi era figlia illegittima e proveniva da una famiglia indigente. Un ostacolo di non poco conto nel Giappone patriarcale e militarista della prima parte del Novecento. I critici la definiscono comunque ribelle a anticonformista, restia ad accettare le regole che la società imponeva alle donne del suo tempo. Vale a dire, sposarsi in giovane età, spesso con un matrimonio combinato, e rimettere tutte le responsabilità ad un marito.

Questa nota su Hayashi Fumiko scaturisce dalla lettura di un’opera matura della scrittrice, Lampi (Inazuma, 稲妻). Vediamo alcuni dettagli della trama e dei personaggi al solo fine di capire lo sfondo sociale e la poetica di della Hayashi.

Lampi è un romanzo non troppo voluminoso, e racconta una fetta di vita di una famiglia di umili origini, intorno agli anni Trenta. Si tratta di una famiglia “anomala”, dove l’ispirazione autobiografica è evidente: quattro fratelli (tre sorelle e un fratello) con tre padri diversi, uniti nel legame familiare solo dalla madre comune, e destinati ad un conflitto perenne e irrisolto tra di loro. Il libro pare una versione più drammatica e dura di un’altra opera fondamentale di questi anni della letteratura giapponese, Neve sottile di Tanizaki Jun’ichiro. Ma dove le sorelle Makioka del romanzo di Tanizaki – almeno tre delle quattro – rappresentano un mondo femminile fatto di grazia e ritualità di un passato che ormai va verso la modernità ed è destinato a scomparire, i personaggi della Hayashi sono già dentro la modernità – e dentro le sue solitudini – e hanno ben altro piglio. In particolare la protagonista, la giovane Kiyoko: ribelle e insofferente, di bell’aspetto ma deturpata dalla cicatrice di un labbro leporino, incurante e sprezzante per i legami famigliari e le aspettative della società. Per citare ancora una volta un parallelismo con il romanzo di Tanizaki, Kiyoko è una versione esasperata di Taeko, la sorella più giovane, moderna e sbarazzina rispetto alle sorelle maggiori.

La scrittura della Hayashi rende anche in traduzione la cura del particolare minimo. Nel descrivere le meschine dinamiche tra fratelli, tra problemi di danaro, violenze, tradimenti e liti, sospetti, la narrazione si sofferma sovente su dettagli dell’ambiente domestico, sui rumori della pioggia, le ombre proiettate dalla luna e sulle sensazioni che tutto questo procura indirettamente. Un espediente che dona una sensazione vivida al lettore e gli consente di immergersi nel contesto della Tokyo dei sobborghi negli anni Trenta. Un realismo, per così dire, delle sensazioni restituito attraverso questi dettagli.

Abituati come siamo a trame (sacrosante) di “intrattenimento”, dal lieto fine o dal finale tragico, possiamo rimanere perplessi da una trama scarna e inconcludente, quasi avvitata su se stessa e che termina senza terminare. Ma è anche questa la grande letteratura: riuscire a dire qualcosa di importante e toccante, anche se difficilmente definibile.


Il libro di  Fumiko Hayashi, Lampi, a cura di Paola Scrolavezza, è stato pubblicato da Marsilio Editore nel 2011. Recentemente è stato riproposto nella collana Capolavori della letteratura giapponese allegata al Corriere della sera (2023): vol. n. 12; è possibile acquistarlo sul sito dell’editore (clicca qui).

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