Nota sul libro “Una cosa sola. L’unico metodo per fissare le priorità e ottenere risultati eccezionali” di G. Keller e J. Papasan
Torniamo ai libri di crescita personale. Nell’estate appena trascorsa mi è capitato tra le mani il libro di G. Keller e J. Papasan, Una cosa sola. L’unico metodo per fissare le priorità e ottenere risultati eccezionali.(Tea edizioni).
Come succede spesso per opere di questo tipo, il nucleo concettuale è abbastanza limitato, nel senso che le idee principali sono ben definite e non molto numerose. Poi ci si sofferma su particolari ed esempi pratici che diano l’idea dell’utilità dell’idea espressa. Anche nel caso di questo libro le cose non vanno troppo diversamente.
Si tratta di un libro motivazionale di un manager (e del coautore che pare abbia un ruolo minore), che individua nel concetto di “una cosa sola” la chiave per il successo individuale in vari ambiti della vita.
Piccole e limitate azioni (ma quelle giuste!) causano un effetto domino che nel medio periodo crea grandi cambiamenti. La metafora è spiegata anche in termini fisici: è noto infatti che una tessera di domino di piccole dimensioni possa far cadere una tessera successiva di dimensioni anche molto più grandi della precedente. Paradossalmente, iniziando con la caduta di una tessera minuta, in pochi passaggi è possibile far cadere una tessera gigantesca, alta quanto un grattacielo, e così all’infinito.
Il volume è abbastanza corposo, ma qui mi concentrerò su qualche punto.
Gli autori contestano alcune “bugie” diffuse sulla crescita personale. Il valore della disciplina in sé e della forza di volontà, ad esempio. L’autodisciplina in particolare, pure importante, non inciderebbe come sembra se a monte non c’è questa “concentrazione” di obiettivo. Un altro mito dell’uomo di successo è il multitasking. Caduto sotto la scure del revisionismo ben prima di questo libro, il multitasking inteso come capacità di fare più cose contemporaneamente è da un po’ di tempo a questa parte ritenuto un’attitudine dannosa che rallenta i processi e abbassa la qualità di quello che facciamo. Pur avendo l’idea di fare molte cose, se ne realizzano molto meno e con risultati qualitativamente inferiori.
Per tornare al nucleo dell’argomentazione, Keller e Papasan ritengono che la “riduzione” sia l’unico modo di ottenere risultati eccezionali. Una riduzione nel fare, ma anche la concentrazione di una parte ben definita del proprio tempo da dedicare a questa nostra “unica cosa”. Gli autori danno nell’indicazione di massima in 4 ore al giorno di tempo da dedicare alla propria “unica cosa”.
Nel libro si propone una sorta di percorso attraverso una analisi posta a se stessi per individuare questa “unica cosa” che da sola possa renderci la vita migliore.
Tra le raccomandazioni per l’individuazione di questa “unica cosa” gli autori ricordano la necessità di pensare in grande e in modo molto dettagliato, presentando i difetti a cui si va incontro procedendo diversamente, ad es. pensando in grande ma con vaghezza, in piccolo e dettagliato, ecc.
Tutto sommato, il libro è utile e di facile lettura. A differenza di altri libri del genere che veramente si dilungano in ripetizioni infinite partendo da poche idee, il libro “Una cosa sola” propone una certa tecnica specifica per individuare e mettere in pratica quanto dice. Un difetto, che più che altro disturba il lettore che stende questa nota di lettura, è l’approccio vagamente religioso all’argomento. Ma è noto che un certo piglio messianico da profeta sia spesso presente nei libri di crescita personale.