Social media per scrittori

Su Facebook non ti legge più nessuno, vai su Tiktok!”

Negli anni è stata annunciata la fine di Facebook innumerevoli volte. Eppure il vecchio social network – che ormai ha compiuto vent’anni – continua a tornare a galla, macinando utili. Certo, è evidente che la fascia più giovane abbia abbandonato da tempo la piattaforma di Zuckerberg: la battuta “Facebook è quello blu”, usata dai ragazzi per liquidare i commenti “boomer”, è diventata un’icona generazionale. Al di là delle dispute tra vecchie e nuove generazioni, Facebook conserva una peculiarità cruciale per chi si dedica alla scrittura o a certi tipi di “creazione di contenuti” (sì, suona strano dirlo in italiano, lo so): qui la parola scritta resiste, affiancando ancora immagini e video. Continua a leggere “Social media per scrittori”

Scrittori emergenti ed esordienti

Il mercato dei sogni (e delle illusioni): self publishing, corsi di scrittura creativa, book influencer, agenzie letterarie

self publishingL’era del self publishing ha creato un universo infinito e frammentato di pubblicazioni. Il panorama editoriale nel passato imposto verticalmente dai grandi editori, si è fatto così via via più democratico e libero, lasciando spazio a nuove voci. Ecco, in queste poche affermazioni sta tutta l’essenza di una rivoluzione “democratica” mancata e di un’utopia che nei fatti non si è mai realizzata. Come cercherò di spiegare più avanti in queste brevi note, l’apertura di nuove possibilità per gli autori di procedere con un “fai da te” senza filtri impostati dall’alto, ha prodotto sì varietà e margini di libertà, ma nei fatti questa varietà e libertà si sono rivelate dimensioni illusorie. Al contrario, il mondo editoriale ha percorso una via sempre più chiusa, di impostazione “aziendale”, rinunciando ad un ruolo sociale molto importante. Ma procediamo con calma. Continua a leggere “Scrittori emergenti ed esordienti”

Libri, balli, spettacoli nell’Inghilterra del Settecento

Il libro di J. Brewer, I piaceri dell’Immaginazione.

BrewerL’antipatica Gran Bretagna post Brexit potrebbe farci dimenticare che la cultura britannica, spesso definita semplicemente inglese perché anglofona (con buona pace di gallesi, scozzesi e irlandesi), ha dato all’Europa e al mondo grandi capolavori letterari e non solo. Il predominio dell’inglese nel mercato editoriale internazionale, con una produzione letteraria ormai guidata da pure logiche di mercato, contribuisce a renderci la cultura anglofona come troppo invadente, persino imperialista. Occorre anche aggiungere che la potenza di fuoco mediatica del mondo anglosassone, in particolare americana, è stata capace di rendere simili a miti ogni prodotto di quella cultura, anche quando la definizione di capolavori era forse esagerata. Il predominio politico dell’America dalla seconda parte del XX secolo ha contribuito a porre in una posizione di privilegio la letteratura inglese classica, lasciando la restante produzione europea occidentale in mano a specialisti.
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