Tra storia, cinema e letteratura, l’essenza di una delle metropoli più straordinarie dell’Asia.
Opera a metà strada tra diario di viaggio, saggio e opera letteraria, Hong Kong. L’anima di una città incredibile cerca di svelare l’essenza e l’identità di una delle metropoli più affascinanti dell’Asia Orientale. Dopo una breve introduzione sulla storia di Hong Kong, il libro esplora vari temi chiave: l’influenza del paesaggio urbano sulla visione della vita degli abitanti, il modo in cui vengono vissuti gli spazi sociali, la storia dello sviluppo architettonico e la dimensione linguistica, letteraria e spirituale della città. Cinema e letteratura hanno creato un immaginario collettivo della città, dipingendola ora come intima e romantica “Parigi d’Oriente”, ora come la violenta città delle Triadi. Ma soprattutto, questo libro racconta della Hong Kong autentica e genuina che si cela dietro la facciata di centro finanziario globale: la città vibrante dei mercati rionali, dei piccoli templi incastonati tra i grattacieli, dei parchi cittadini pieni di vita. Continua a leggere “Hong Kong, l’anima di una città incredibile”
The literary and movie genre known as “swashbuckler” (in Italian we call it “cappa e spada”), never goes out of fashion. Salient features of the genre are undoubtedly the presence of heroes who act inspired by chivalric values, coming to the aid of the weak, the historical setting, mostly medieval times, and the essential element of sword fighting and generally emphasizing the warrior characteristics of the protagonist. As I have mentioned other times in these articles, this is genre literature (and cinema). Genre literature is specially created with recurring elements that characterize it and contribute to its specific language and atmosphere. Traditionally, it is considered “popular” literature in the sense that it does not have great artistic pretensions, but aims more at entertainment. Several times I have challenged this definition, since genre literature has often produced masterpieces. The same argument applies to cinema. It is good to know that the “swashbuckler” genre also has its counterpart in the Asian sphere, particularly in Chinese lands: the wǔxiá (
Introduction. The second part of the 20th century, from the post-World War II period onward, has seen a gradual expansion of international mobility. As a result of the process of economic and socio-cultural integration that since the 1990s we have begun to define more precisely as globalization, the world has become increasingly smaller. The Schengen Treaty and low-cost flights, moreover, have made Europe a unique space in terms of tourism as well. Even my generation, which experienced childhood in the 1980s, can hardly remember a Europe of borders and passports. However, despite the shrinking of the world, the fascination of distant lands remains. Mass tourism has only confirmed, according to fashions and times, the attraction for those lands that intrigue, attract, seem exotic. It should always be kept in mind, however, that the category of “exoticism” is determined by point of view, and that here we start from the European worldview.
Introduzione. La seconda parte del XX secolo, dal secondo dopoguerra in poi, ha visto un progressivo espandersi della mobilità internazionale. In seguito al processo di integrazione economica e socio-culturale che dagli anni Novanta abbiamo cominciato a definire più precisamente come globalizzazione, il mondo si è sempre più rimpicciolito. Il trattato di Schengen e i voli low cost, oltre tutto, hanno reso l’Europa uno spazio unico anche dal punto di vista del turismo. Già la mia generazione che ha vissuto l’infanzia negli anni Ottanta, stenta a ricordare un’Europa di frontiere e passaporti. Tuttavia, malgrado il rimpicciolimento del mondo, la fascinazione di terre lontane rimane. Il turismo di massa non ha fatto che confermare, a seconda delle mode e dei momenti, l’attrazione per quelle terre che incuriosiscono, attraggono, paiono esotiche. Occorre però sempre tenere presente che la categoria di “esotismo” è determinata dal punto di vista, e che qui partiamo dalla visione europea del mondo.
Giorgio Amitrano è un noto yamatologo, docente all’Orientale di Napoli. Il termine yamatologo forse è ormai desueto: designa uno studioso della cultura giapponese, in particolare della lingua e della letteratura. In questo suo Iro iro. Il Giappone tra pop e sublime, l’autore abbandona i panni dello studioso e si lascia andare un po’. Non un testo freddo, accademico, da specialista, ma un’incursione variopinta in vari ambiti della multiforme cultura nipponica. Quello di Amitrano è un vero, grande amore. Il lettore, al di là del contenuto, percepisce subito il tono incantato nel raccontarci del Giappone. Il libro è inframezzato da riflessioni con qualche nota biografica: da queste scopriamo che la passione per il Giappone iniziò negli anni universitari, che l’autore visse per alcuni anni a più riprese in varie città del paese, e che questa dimensione immaginativa non lo ha mai più lasciato da allora. Ma tale passione si era finora espressa nel linguaggio della didattica universitaria, degli articoli accademici.