Tra influencer, semplificazioni e idealizzazioni, storia di uno strano amore
Penso che questo fenomeno sia così particolare, socialmente e mediaticamente, da risultare difficile da spiegare anche da parte degli esperti di comunicazione. Perché, già da qualche decennio, il Giappone è così di moda tra gli italiani? Sono convinto che questa popolarità non derivi solo da un mio “effetto algoritmo”. Mi occupo di questa tematica da tempo, così i social e i dispositivi che uso mi mostrano costantemente contenuti legati al Giappone. Si rischia di confondere la mia “rappresentazione algoritmica” personalizzata con la realtà. Ma in effetti, se osserviamo attentamente, la presenza di contenuti legati al Giappone è davvero enorme. La domanda iniziale non ha risposte semplici. Il legame tra italiani e il Paese del Sol Levante va spiegato non soltanto attraverso fenomeni sociali e mediatici, ma anche valutando se esista un’insospettabile affinità culturale. Ma proviamo ad affrontare questo fenomeno in modo più sistematico. Continua a leggere “Perché gli italiani amano così tanto il Giappone?”
L’8 maggio 1995 l’Asia intera fu scossa dalla scomparsa improvvisa e prematura, a soli 42 anni, della cantante cinese-taiwanese Teresa Teng, conosciuta nelle aree di lingua cinese con il suo vero nome, Dèng Lìjūn (
Introduzione. La seconda parte del XX secolo, dal secondo dopoguerra in poi, ha visto un progressivo espandersi della mobilità internazionale. In seguito al processo di integrazione economica e socio-culturale che dagli anni Novanta abbiamo cominciato a definire più precisamente come globalizzazione, il mondo si è sempre più rimpicciolito. Il trattato di Schengen e i voli low cost, oltre tutto, hanno reso l’Europa uno spazio unico anche dal punto di vista del turismo. Già la mia generazione che ha vissuto l’infanzia negli anni Ottanta, stenta a ricordare un’Europa di frontiere e passaporti. Tuttavia, malgrado il rimpicciolimento del mondo, la fascinazione di terre lontane rimane. Il turismo di massa non ha fatto che confermare, a seconda delle mode e dei momenti, l’attrazione per quelle terre che incuriosiscono, attraggono, paiono esotiche. Occorre però sempre tenere presente che la categoria di “esotismo” è determinata dal punto di vista, e che qui partiamo dalla visione europea del mondo.
Lo ammetto. Sto imitando Umberto Eco. Ancora una volta. Tentativo ben poco modesto, a dire la verità. Il grande semiologo e filosofo aveva cercato di trattare temi ritenuti frivoli con i mezzi interpretativi della semiotica, della linguistica e della filosofia. Aveva dedicato pagine di grande acume al fumetto americano, alle “canzonette” italiane, e così via. Ora, l’obiettivo di queste note è più modesto, ma spero e penso di una qualche utilità. Parleremo di musica e società. Nello specifico, parleremo di k-pop. La Corea sta vivendo un suo momento di splendore, milioni di fan seguono il K-pop in questi anni, si appassionano ai cosiddetti “drama” (serie ad ambientazione coreana), e persino il cinema “serio” riscuote un successo crescente in Occidente e nei paesi asiatici limitrofi, come dimostra il recente premio Oscar a “Parasite”. Ad un’osservazione anche superficiale delle tendenze sul web, si registra una crescita dei corsi di lingua coreana e di contenuti legati alla cucina di questo paese. Un’infatuazione passeggera? Una moda di nicchia? Certo, nei media tradizionali e negli spazi del social web a questi collegati, questa tendenza non risalta in tutta la sua evidenza. Forse perché il target, da un punto di vista puramente di mercato e sociologico, è anagraficamente diverso: la Corea interessa soprattutto ai giovani e sfugge a certi canali di comunicazione.
Nel tempo delle ossessioni per il recupero di “radici” culturali (inventate), se ti imbatti in artisti come Namewee puoi perdere il senso dell’orientamento. Giovane artista malese di grande fama nel Sud-est asiatico, canta in cinese, sua lingua madre insieme al malese, e in varie altre lingue. Scrive canzoni dal gran piglio ironico (qualche volta vicino ai nostri Elio e le storie tese), e si diverte a prendere in giro in modo affettuoso, cambiando lingua all’occorrenza, i vari popoli di quell’area di mondo. Ridi e scherza, macina milioni di visualizzazioni su Youtube. Finge spensieratezza, ma si coglie, qua e là, una sua visione politica che… dovrete scoprire da soli.