Il minimalismo allusivo ne L’oca selvatica di Mori Ōgai
Non penso di essere il solo ad accostare spesso la letteratura giapponese al concetto di “minimalismo”. Si tratta di un concetto vago e allusivo, a sua volta difficile da definire. La lettura di molte opere note di questa letteratura è in grado proprio di suscitare questa sensazione: nella povertà relativa di eventi, si intravede un mondo poetico di allusioni che, con pochi tratti, disegna trame più complesse in controluce. In particolare, le opere di era Meiji, Taishō e della prima parte dell’era Shōwa, vale a dire dalla seconda metà dell’Ottocento fino agli anni Trenta del Novecento, circa. L’oca selvatica「雁」di Mori Ōgai (森 鷗外) si inserisce in questa sfumatura, in queste sensazioni. Continua a leggere “Tocchi di pennello e acconciature da geisha”
All’inizio pensavo che il J-pop fosse solo una variante regionale del pop internazionale, con qualche peculiarità che lo rendeva diverso, come la lingua utilizzata e qualche raro richiamo alla musica tradizionale. In particolare, mi pareva che quel genere che racchiude band di ragazzine saltellanti che spesso cantano in coro, ricorrendo a stili, abiti e espressioni del noto linguaggio del “kawaii”, potesse considerarsi un genere emblematico del J-pop. In realtà, qualche riflessione sul passato, sulla storia culturale del paese, mi ha dato qualche spunto per vedere un po’ più in profondità questa variante giapponese del pop internazionale.
In ogni manuale di introduzione alla scrittura o alla grammatica delle lingue che usano i caratteri cinesi (in cinese
Introduzione: scrittura e potere (maschile). Se si eccettuano quelle società di un remoto passato che su base soprattutto archeologica ipotizziamo fossero organizzate in senso “matriarcale”, per gran parte della storia umana, a tutte le latitudini e presso tutte le civiltà, la cultura dominante si è espressa attraverso gli uomini. È indubbio che i presupposti principali di questo dominio si siano innescati e abbiano continuato ad agire grazie a fatti di natura strettamente biologica della diversità di genere: vale a dire l’esercizio della forza e, in ultima analisi, della violenza, anche se solo minacciata o potenziale. Questo accade anche oggi, pure nelle cosiddette società ove vige lo stato di diritto e in seguito ai progressi e ai diritti civili conquistati dalle battaglie femministe dei decenni passati, battaglie così diverse dalle pose di maniera spesso insincere e strumentali del nostro tempo.
Introduzione. Il processo di ricezione, assimilazione e sintesi che la società intellettuale russa compie nei confronti della cultura europea tra XVIII e XIX secolo, riguarda anche gli spazi “geografici” dell’immaginario poetico. L’antichità classica e l’Italia come terra di delizie e nuova Arcadia fanno parte di questi orizzonti poetici, e trovano un certo spazio nella produzione poetica russa.