La rubrica “Schede-di-lettura”
“Schede di lettura” è un nome datato, quasi stantio e che sa di polveroso. Forse perché l’aggettivo “polveroso” viene spesso accostato alla parola biblioteca, un altro vocabolo-contenitore che ha una potente carica evocativa. Nell’era digitale chi mai terrebbe ancora uno schedario reale, fisico, di carta, per archiviare qualcosa? Devo ammettere di avere questa colpa. Seppur in un formato tascabile (una serie di quaderni), tengo effettivamente “schede” dei libri che negli anni vado leggendo. Non tutti, e non sempre, ma spesso. Ed è incredibilmente utile.
Ecco, allora, che quelle schede che ogni tanto rileggo, molto sintetiche e sommarie, mi sono state spesso di aiuto per richiamare storie, idee, concetti che tendevano a sbiadirsi e a scomparire. Perché si sa, un’esperienza che scompare dalla memoria è come se non fosse mai esistita. Da qui l’esigenza di una periodica revisione, una sbirciata, alle mie schede.
Sfogliando i quaderni-schedario mi sono chiesto se spendere qualche parola sulle mie letture avesse potuto essere di qualche aiuto. Un suggerimento di lettura, uno spunto.
Devo dire che le mie letture sono e saranno sempre, disordinate, dispersive, ma (lasciatemi la velleità di vantarmene) incredibilmente eclettiche e stimolanti. Fin da giovane ho capito che quella mancanza di stimoli che spesso difettava nella vita reale, avrei potuto compensarla con i libri, ed anche se non ho mai spesso di cercare nella vita vera quella soddisfazione, qualche volta trovandola, le letture hanno alleggerito le disillusioni.
Riguardando l’elenco dei libri letti, mi accorgo di avere avuto periodi ben classificabili, epoche di vita che hanno lasciato traccia nell’elenco e nelle schede dei libri che ho letto. Tra i quali, ad esempio, si conta il “periodo biologico”, un arco di un paio d’anni durante i quali ho fatto costanti letture, e poi attivamente studiato manuali universitari, sulla biologia molecolare, sull’evoluzionismo, sulla genetica. Da un punto di vista pragmatico, uno spreco totale di tempo, se si considera che per mestiere non faccio certo il biologo, né mi occupo di questioni affini. Dal punto di vista edonistico, di un piacere fine a se stesso, al contrario non ci possono essere rimpianti utilitaristici. E poi c’è stata l’epoca “classicista”, l’epoca “logica”, l’epoca “gotica”, e così via.
Ho usato la parola velleità, poco sopra. Di velleità si può parlare a proposito di un sito personale. Ma vorrei temperare questa colpa narcisista, giustificandomi dicendo che ho sempre cercato spazi di comunicazione, più che “vetrine”, pensando di avere qualcosa da dire. Se poi quello che vado dicendo sia di un qualche interesse, non sta a me dirlo.
I monologhi, però, non sono utili e nessuno, così mi piace pensare alla scrittura e alla lettura come un’opera essenzialmente dialogica, di confronto.
Pubblicare brevi e sommarie “schede”, vale a dire niente di più di brevissime recensioni, vorrebbe essere un po’ la ricerca di questo dialogo, che, è molto probabile, potrebbe rimanere inespresso, se il lettore non si fa interlocutore. Tuttavia, se una qualche forma di curiosità o riflessione sarà nata in seguito alla lettura di queste schede, lo scopo sarà del tutto raggiunto.
L’idea, dunque, è quella di ripescare una volta a settimana una scheda e pubblicarla sul sito (davidedonadio.com/schede-di-lettura/), diffonderla sui social e vedere se, in qualche modo, possa dare spunti di confronto stimolanti, ma non per questo meno leggeri di una chiacchierata tra amici. Una goccia nel mare infinito del web, ma non per questo superflua, spero.
Perché il vero modo di capire e far propria un’esperienza vissuta (quindi non solo di un libro letto), non è solo la conservazione dentro di noi della memoria del nostro vissuto, ma anche l’uso vero e vitale delle nostre esperienze nel dialogo con i nostri simili.
Concordo – anche con l’idea che non necessariamente il processo di condivisione di una riflessione, un giudizio, uno stimolo qualsiasi debba configurarsi in modo verbale ed esplicito.
Ciò che scriviamo o diciamo – e dunque viene letto o ascoltato, comunque – compie il proprio lavoro e genera un influsso a monte di qualsiasi feedback.
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