Scrittori emergenti ed esordienti

Il mercato dei sogni (e delle illusioni): self publishing, corsi di scrittura creativa, book influencer, agenzie letterarie

self publishingL’era del self publishing ha creato un universo infinito e frammentato di pubblicazioni. Il panorama editoriale nel passato imposto verticalmente dai grandi editori, si è fatto così via via più democratico e libero, lasciando spazio a nuove voci. Ecco, in queste poche affermazioni sta tutta l’essenza di una rivoluzione “democratica” mancata e di un’utopia che nei fatti non si è mai realizzata. Come cercherò di spiegare più avanti in queste brevi note, l’apertura di nuove possibilità per gli autori di procedere con un “fai da te” senza filtri impostati dall’alto, ha prodotto sì varietà e margini di libertà, ma nei fatti questa varietà e libertà si sono rivelate dimensioni illusorie. Al contrario, il mondo editoriale ha percorso una via sempre più chiusa, di impostazione “aziendale”, rinunciando ad un ruolo sociale molto importante. Ma procediamo con calma. Continua a leggere “Scrittori emergenti ed esordienti”

La “città diffusa”

Prospettive sociologiche, urbanistiche e culturali per lo sviluppo sociale e umano della provincia

Da qualche anno il dibattito sociologico e filosofico sul rapporto tra locale e globale ha mostrato come alcune realtà socio-economiche e culturali locali siano rimaste fuori dall’enorme flusso di capitali, di risorse umane e di potenzialità culturali che ha avvantaggiato i grandi centri della globalizzazione, in particolare le megalopoli multiculturali. Il tentativo di ri-significare il vissuto locale e concreto (detto in altri termini “l’abitare”) ha portato alle note prese di posizioni identitarie del “piccolo è bello”. Reazioni comprensibili da un punto di vista psicologico e sociale, ma destinate a fallire nel confronto con la realtà. Rimasti fuori dai grandi flussi globali (di persone, di stimoli e di risorse economiche), i piccoli centri reclamano una propria ricchezza storico-identitaria che risale all’epoca precedente la globalizzazione. Ma queste rimostranze, queste legittime aspirazioni e questo orgoglio risorto, sono in grado di mutare la situazione di aree che hanno perso il proprio dinamismo e che, nei casi peggiori, sono divenuti aree socialmente, economicamente e culturalmente depresse? Come è facile intuire, la risposta è negativa. Non basta la coscienza del valore di un vissuto “piccolo” e umano, a donare ai luoghi un dinamismo sociale, economico e culturale che hanno perduto o non hanno mai avuto. Inoltre, la stessa politica locale e nazionale ha sempre meno margine di azione diretta nelle scelte che possono portare a cambiamenti sostanziali su larga scala; occorre dunque pensare ad un’azione diretta inversa, dal basso. Cosa fare, dunque? Continua a leggere “La “città diffusa””