Un confronto tra strutture delle lingue europee e il giapponese
Introduzione. Questo articolo esplora come famiglie linguistiche distinte, rappresentate dall’italiano (come esempio di lingua indoeuropea) e dal giapponese, organizzino concetti pragmatici universali quali l’espressione del consiglio, del desiderio e della necessità attraverso architetture grammaticali divergenti. Partendo da un’analisi della costruzione giapponese “-ta hō ga ii”, equivalente funzionale di espressioni come “è meglio…”, risulta chiaro come la realizzazione di significati affini avvenga non per stretta corrispondenza lessicale, ma attraverso principi sintattico-pragmatici differenti. L’analisi rivela una dicotomia tra un approccio dichiarativo ed esplicito, tipico delle lingue europee, e un approccio relazionale ed implicito, caratteristico del giapponese, suggerendo che la grammatica operi come un filtro cognitivo attivo nell’organizzazione dell’esperienza. Continua a leggere “Lingue diverse, diversi modi di organizzare il mondo”
Non ho le pretese di “fare” linguistica in queste poche note. Questo breve testo andrà considerato più una riflessione intuitiva, basata su impressioni personali, sulle lingue e sulle loro differenze, che un testo di qualche valore scientifico. Se fossi uno studioso serio e metodico, direi che il tema di questa nota tocca la linguistica comparativa. Tuttavia, se non si ha la pazienza di riordinare le idee e studiare con metodo un oggetto di studio, uno spunto di riflessione può essere altrettanto utile. Da circa tre lustri, poco più, mi dedico allo studio delle lingue. Scopo principale è quello comunicativo, e una passione e curiosità per l’oggetto in sé. Tuttavia, complice un certo interesse anche per la linguistica, non ho potuto fare a meno di elaborare qualche teoria ingenua su alcuni aspetti del linguaggio in relazione alle diverse lingue. 